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Gli aiuti anti crisi non aiutano nessuno

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Ai 60 miliardi di spesa in aiuti vanno aggiunti i 60 miliardi di costi aggiuntivi sulla bolletta energetica nazionale: 120 miliardi tolti alle risorse per la crescita in uno dei momenti più critici per l’economia nazionale.

La crisi energetica costa cara. La spesa nazionale per l’acquisto di gas e carburanti sta sbancando il Paese, mentre la manovra “straordinaria” del governo per limitare i danni del caro-bollette sui conti di famiglie e imprese non sembra aver portato alcun beneficio.

In poco meno di un anno, dal settembre 2021 a oggi, gli aiuti del governo contro i danni del caro energia sono passati da 500 milioni a 52 miliardi di euro, pari al 3% del Pil italiano: entro questa settimana, Palazzo Chigi stanzierà altri 10 miliardi per gli aiuti e i tagli delle accise su gas e benzina, portando il totale di fine legislatura a 60 miliardi di euro. Per capire l’entità della spesa sugli aiuti, basti pensare che 60 miliardi sono l’equivalente della somma delle risorse stanziate nelle manovre di bilancio approvate dal Parlamento negli ultimi due anni (40 miliardi nel 2021 e 20 miliardi nel 2022). Più passano i mesi, più la macchina degli aiuti – e l’intera gestione della crisi energetica – sembra un motore che gira a vuoto.

Ora se ne è accorto persino il governo: “È evidente – ha ammesso il ministro dell’economia – che stiamo trasferendo all’estero una parte del nostro potere di acquisto. Se si guarda alla bolletta energetica del Paese, cioè quanto costano le importazioni nette di energia, vediamo che nel 2021 era di 43 miliardi e nel 2022 potrebbe salire a 100 miliardi. Un aumento di 60 miliardi significa circa 3 punti di Pil e vuol dire un deflusso di risorse dall’Italia verso l’estero». Ai 60 miliardi di spesa in aiuti che non aiutano nessuno, insomma, vanno aggiunti i 60 miliardi di costi aggiuntivi sulla bolletta energetica nazionale: 120 miliardi tolti alle risorse per la crescita in uno dei momenti più critici per l’economia nazionale.

Limitare i danni della crisi energetica è uno sforzo notevole e lodevole, ma certamente insostenibile nel lungo periodo, soprattutto se il prezzo del gas e dell’energia continuano a salire per il protrarsi della guerra in Ucraina e dello scontro con la Russia. Ma soprattutto, uno sforzo che non sembra aver alleviato minimamente il colpo dei maxi-rincari delle bollette di luce e gas sui redditi delle famiglie, dei lavoratori, dei professionisti, dei commercianti e degli imprenditori italiani. E con l’inflazione già vicina al 9%, il costo della vita e del fare impresa sta andando rapidamente fuori controllo: senza correttivi, gli aiuti anti-crisi non aiutano davvero nessuno. Riuscirà il nuovo governo in questa impresa?

Se la crisi continua con questa intensità, solo manovre più coerenti e incisive possono scongiurare il rischio di una crisi di fiducia devastante per il Paese. Coerenza nella distribuzione delle risorse sui sussidi e sui bonus – non si può chiedere agli italiani di risparmiare la corrente e il gas, e finanziare al contempo l’acquisto di auto elettriche – e coraggio nell’uso di tutti gli strumenti fiscali che possono alleviare i danni del caro-bollette sui conti delle famiglie.

In sostanza, invece di tagliare accise e distribuire mini-rimborsi agli utenti, il Governo dovrebbe intervenire in via straordinaria e temporanea sul sistema delle deduzioni fiscali dei costi d’impresa, sia allargando la platea dei beneficiari, sia alzando la quota di spese deducibili dalle tasse per imprese e professionisti. La possibilità di dedurre dal reddito i maxi-rincari dell’energia, insomma, dovrebbe essere estesa anche ai redditi da lavoro dipendente, soprattutto quelli della classe media. Il percorso da seguire per le famiglie potrebbe essere quello applicato alle partite IVA.

La deduzione delle bollette di luce e gas è concessa a liberi professionisti, lavoratori autonomi e titolari di partita iva che per svolgere la loro attività utilizzano una porzione dell’abitazione domestica. Una spesa deducibile è considerata dal fisco come un mero costo per il lavoratore e quindi tale spesa viene sottratta dai ricavi ai fini contributivi.

Il principio per la deducibilità dai ricavi prevede tutte quelle spese che sono sostenute per l’ordinaria gestione dell’attività e quelle necessarie direttamente o indirettamente all’ottenimento dei ricavi. Tra queste vi sono anche le spese per le utenze di acqua, energia elettrica e gas: la deduzione sarà sul calcolo delle imposte da indicare nel modello unico per la dichiarazione dei redditi.

In particolare, professionisti e titolari di partite iva possono dedurre al 50% tutte le spese per i servizi dell’immobile in cui operano o risiedono (anche occupandone solo una stanza) e quindi anche la bolletta di luce e gas. Perché non dare la stessa possibilità a tutte le famiglie in affanno sul caro bollette? Quando i prezzi torneranno sotto controllo, si potrà tornare alla normalità.

Si stratta solo di un’idea. Ma ogni suggerimento potrebbe essere utile per uscire dal tunnel.