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Gli anni 80: i marchi più famosi in commercio

Gli anni 80: i marchi più famosi in commercio

Tutti i marchi che ci hanno accompagnato negli anni 80 dove sono finiti? Alcuni sono evergreen ma altri sono scomparsi nel nulla. Due icone dell'abbigliamento anni Ottanta sono andate all'asta: El Charro e Americanino. Due marchi diventati famosi sull'onda dei paninari, marchi che sono stati coinvol...

Tutti i marchi che ci hanno accompagnato negli anni 80 dove sono finiti? Alcuni sono evergreen ma altri sono scomparsi nel nulla. Due icone dell’abbigliamento anni Ottanta sono andate all’asta: El Charro e Americanino. Due marchi diventati famosi sull’onda dei paninari, marchi che sono stati coinvolti nel dissesto finanziario della Meta Apparel, la società della famiglia Sassi. Di tanti marchi che ci hanno accompagnato belgi anni 80, tanti sono da poco ricomparsi, tanti sono sempre andati di moda ed altri sono come dire: defunti. Vediamo quali:

Best Company: Il marchio italiano di pronto moda, nato negli anni ’70 da un’idea del designer Olmes Carretti che puntava a portare sul mercato nazionale il prodotto felpa. All’inizio era una produzione solo per uomo, poi divenuta prêt-à-porter per donna e bambino. Poi al total look, ovvero per i diari, i quaderni, le calzature, i profumi. La Best Company, dopo varie vicessitudini, è stato rilanciato dalla holding milanese Fin.part. e dal 2002 ed è stato acquisito dal gruppo Cisalfa, già distributore del brand in esclusiva da un paio d’anni.

Avirex: Il marchio Avirex nacque nel 1975. Unione di due termini latini (avis e rex) che voleva indicare l’alto livello qualitativo dei materiali e l’artigianalità nella realizzazione. L’attività originale era la produzione di giacche in pelle per la Marina, attività cominciata in una piccola fabbrica di Long Island, New York. L’azienda passò poi a creare i famosi pantaloni “chinos” e altri capi ispirati al “varsity-look”. Il brand, noto Steve McQueen nel film “La grande fuga” del 1963, ebbe un ulteriore spinta al successo dalla giacca di pelle esibita da Tom Cruise in “Top gun” (1986).

Stone e Island: Nome scelto dopo l’analisi dei vocaboli più ricorrenti nei romanzi di Joseph Conrad: Stone e Island. Marchio nato nel 1982 come risultato di una ricerca estrema su fibre e tessuti mai utilizzati prima dall’industria abbigliamento. I giacconi realizzati con quella speciale tela, la “Tela Stella”, ottennero subito un grande successo e gli anni ’80 segnarono una forte crescita del brand. Stone Island resta oggi un marchio di fascia medio-alta.

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New Balance: La “New Balance Arch Company” era specializzata nella lavorazione a mano di archi e supporti plantari ortopedici. Fondata a Boston nel 1906 dal dottor William Rifley, che nel 1928 produsse la sua prima scarpa da corsa. Nel 1961 New Balance lanciò la prima scarpa running. Oggi continua a creare scarpe, dalla corsa al tennis al basket, mantenendo il grosso della produzione in Usa e Inghilterra.

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Timberland: La mitica azienda conta oggi centinaia di modelli di scarpe, oltre che vestiti e accessori. Gli albori risalgono al 1965, quando Nathan Swartz, ex calzolaio del New England, divenne imprenditore. Nata per la produzione di scarpe e stivali impermeabili da caccia. La svolta fu il brevetto di una nuova tecnologia che consentiva di fondere la suola al resto della scarpa. Nel 1973 nacque il marchio Timberland e, nel 1978 arrivò la The Timberland Company. Nel 1980 il primo sbarco sul mercato internazionale: in Italia. Ai classici boots, si aggiunsero le scarpe da ufficio, quelle da barca, quelle classiche. Le Timberland sono un mouse anche nella moda di oggi.

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I Burlington: I calzettoni a rombi dal motivo scozzese, ve li ricordate? In particolare, nella versione in lana e con colori vivaci. Burlington fa parte del colosso della calzetteria Kaiser-Roth Corporation del gruppo Golden Lady. Dal 22 luglio scorso lo storico brand non ha più un sito di e-commerce: una scelta strategica, afferma l’azienda, che non significa un’uscita di scena. I famosi calzini si possono trovare solo nei negozi autorizzati e direttamente su Amazon:

Moncler: Marchio creato da René Ramillon vicino a Grenoble nel 1952. Il piumino di Ramillon conquistò le vette del K2 ( 1954) e i ghiacciai dell’Alaska (1964), per poi diventare “cittadino” negli anni ‘70. E’ stato il simbolo dei paninari negli anni ’80. L’azienda è diventata italiana dieci anni fa, nel 2003, con l’acquisto da parte dell’imprenditore Remo Ruffini, che l’ha rilanciata dopo qualche anno di affanno. Con gli anni Duemila il piumino è entrato nell’universo del lusso, e i confini del marchio si sono ampliati: inclusa la battaglia contro contraffazione e i falsi siti e-commerce.

Enrico Coveri: Nel 1978 l’Herald Tribune scriveva: «C’è ironia e senso del colore, in una delle più belle collezioni presentate a Parigi». La collezione del giovane Enrico Coveri (25 anni), stilista e imprenditore, che presto ottenne attestati e riconoscimenti internazionali. E che tra l’altro nel 1985 lanciò la linea giovane “You Young Coveri”. Lo stilista morì a soli 38 anni, nel 1990, e fu la sorella Silvana a prendere il timone dell’azienda. Affiancata in seguito dal figlio Francesco Martini, che nel 1996 iniziò personalmente a disegnare la linea “You Young Coveri” per poi diventare responsabile creativo della griffe.

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Naj-Oleari: Dal 1996 Naj-Oleari appartiene al gruppo Bottega Verde. Non si fa produzione diretta, ma con un’attività di licenza che prevede l’utilizzo del brand per firmare prodotti di diverse categorie merceologiche, a fronte del pagamento di royalties, si cerca il rilancio del marchio storico fondato nel 1916 da Riccardo Naj-Oleari, il chimico che comprò una piccola azienda di cotone a Magenta. Con il figlio Carlo la manifattura Naj-Oleari si era specializzata nella produzione di foderami, soprattutto per ombrelli. Fino alla svolta degli anni ‘70, quando la terza generazione della famiglia introdusse stoffe colorate, borse, felpe, e diede anche vita al primo negozio Naj-Oleari, a Milano in Porta Ticinese. La fama improvvisa, legata al periodo dei paninari, negli anni ’80 fece quintuplicare il fatturato (dai 6 miliardi di lire dell’85 ai 35 miliardi dei ’90).

Henri Lloyd: Il brand fondato a Manchester nel 1963 ora è gestito su licenza dalla società Tomasoni Topsail, della famiglia Poppi. E nel 2012 ha presentato il ritorno della sua giacca più nota, Consort, prodotto che fece la storia del marchio in Italia e divenne uno dei simboli della cultura degli Ottanta. A ridisegnarla, lo stesso Olmes Carretti che già aveva reso un successo la Consort original e che a proposito ha raccontato: «Era il 1984 quando incontrai a Manchester Henri Strzelecky, il fondatore del marchio (insieme a Angus Lloyd), accettando quella che mi sembrava all’epoca una sfida molto ambiziosa: firmare lo sbarco sulla terra di un prodotto nato per la nautica. Decisi di dare uno stile nuovo a quella giacca così tecnica e spartana, passando dai tre colori iniziali a una cartella con 16 tonalità differenti».

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