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Gli infermieri: “Qui da noi la spocchia di Mauro da Mantova era molta di più”

Mauro "da Mantova" Buratti

Vittima del personaggio che si era costruito Mauro Buratti tragicamente coerente in corsia: “Qui da noi la spocchia di Mauro da Mantova era molta di più”

Secondo quanto riporta Libero gli infermieri dell’ospedale di Borgo Trento a Verona non hanno dubbi: “La spocchia che Mauro da Mantova mostrava in radio è appena il 10% di quella che ha fatto vedere di persona quando è arrivato in Pronto soccorso”. E ancora: “Era una persona, e lo abbiamo curato con ogni mezzo. Ma siamo stanchi di essere derisi e insultati da chi deve poi ricorrere a noi quando si trova con l’acqua alla gola”. 

La “spocchia di Mauro da Mantova” e lo sfogo degli infermieri che lo hanno curato

Insomma, anche a fare tara doverosissima al fatto che sia morto un essere umano e tana benevola al taglio di Libero quella di Maurizio Buratti, alias Mauro da Mantova, è la classica storia in cui un convincimento diventa iperbole scenografica e macchietta mesta che sfuma nella morte. 

Quella “spocchia” costruita di Mauro da Mantova incentivata da un ruolo di “spettacolo”

E che lo diventi in una trasmissione radiofonica a trazione irriverente poco cale, ma che si mantenga spavalda e spaccona in un reparto di ospedale cale moltissimo, perché lì c’è gente che lavora e lotta contro la morte, e a volte perde. Il 61enne interventista no vax ospite del talk radiofonico condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo sarà stato pure un’ottima “star” complottista, ma come paziente covid sarebbe stato dunque poco gradevole interlocutore, anche quando il covid lo stava strappando alla vita. Dopo il contagio Buratti aveva dichiarato di andare in giro con 38 di febbre per Curtatone, paese del Mantovano dove abitava. A fare? Lui amava provocare rispondendo “l’untore”, solo che la sua non era una provocazione, ma un atto empirico; certe boutades il covid non le ammette, è un virus, non un talent scout.

La morte di Maurizio Buratti e “la spocchia” di Mauro da Mantova: il triste epilogo di una vita 

E dopo il ricovero in condizioni critiche al nosocomio di Borgo Trento a Verona l’uomo non aveva cessato di essere irriverente, così un po’ per folle coerenza con il personaggio che era stato incentivato ad essere, un po’ per esorcizzare la paura. Enrico Polati, direttore del reparto, ha spiegato al Corsera: “Abbiamo fatto tutto il possibile, di tutto e di più, è rimasto in rianimazione 22 giorni ma la malattia è stata inesorabile”.