> > Gomorra: le ville trash utilizzate come set

Gomorra: le ville trash utilizzate come set

Gomorra: le ville trash utilizzate come set

Le dimore di Gomorra: Quadri d'autore, tappezzerie di valore, maniglie e rubinetti in oro, arazzi, abiti firmati, liquori d'annata..... fuori catapecchie e dentro il lusso più sfrenato Esistono davvero ed è evidente anche la meticolosa cura, nell’allestimento di questi interni, ma molta poca f...

Le dimore di Gomorra: Quadri d’autore, tappezzerie di valore, maniglie e rubinetti in oro, arazzi, abiti firmati, liquori d’annata….. fuori catapecchie e dentro il lusso più sfrenato

Esistono davvero ed è evidente anche la meticolosa cura, nell’allestimento di questi interni, ma molta poca fantasia. Le ricostruzioni sono basate sull’osservazione della realtà. Meduri svela di aver eseguito un «grande lavoro di ricerca», al seguito di svariati arrestati (tra boss e affini) e curiosando nelle case di chi era più danaroso a Napoli. Ogni singola cosa è stata registrata: che tipo di quadri, che tipo di tende, che tipo di pavimenti, quale tipo bagno… Precisa comunque Meduri: “In generale il nuovo gusto camorrista sembra avere influenze più straniere che italiane”. Alla Scarface, si potrebbe dire. E per quanto riguarda la differenza tra Secondigliano, Scampia e Romanina, si può dire che la seconda mantiene netta la differenza tra esterni scialbi, poveri e interni alquanto sfarzosi, e una preferenza comunque più classica. Ad ogni modo tutte le dimore di Gomorra stanno collocate, per quanto possa sembrare un’assurdità, in quartieri di miseria nera totale. Proprio i quartieri su cui esercitano il potere.

Del resto, così Repubblica descriveva, quattro anni fa, l’irruzione nella villa di Casal di Principe di Nicola Schiavone: “Ci sono impianti di climatizzazione in ogni ambiente e due grandi cancelli elettrici agli accessi carrabili. I mobili sono tutti di lusso e di noti marchi. Anche le rifiniture sono di pregio, ma per il catasto era un’abitazione popolare. I vani interni sono come un museo del design e dell’arte contemporanea, con almeno dieci quadri di pittori contemporanei molto quotati, sedie Frau pieghevoli rosse e gialle del valore di mille euro l’una, pareti ricoperte di mosaici in tessere di vetro di Murano, come quelle del bagno della camera da letto di Nicola Schiavone e della moglie, parquet in radica di noce”. Appunto.

Quadri d’autore, tappezzerie di valore, maniglie e rubinetti in oro, arazzi, abiti firmati, liquori d’annata. Nella super villa confiscata definitivamente dalla Guardia di finanza del Nucleo di polizia tributaria di Napoli a Casal di Principe a Nicola Schiavone, il figlio del più noto Francesco, “Sandokan”, il lusso regnava sovrano. L’immobile, di due piani per circa 300 metri quadrati, immobile sequestrato il 9 luglio 2010, è ubicato in via Colombo, proprio alle spalle del comune di Casal di Principe.

La villa, disabitata da quando Nicola Schiavone fu arrestato in un villino di via Caprera, dal15 giugno 2010, è dotata di tre camere da letto e cinque bagni. Villa dotata di impianti di climatizzazione in ogni ambiente e di due grandi cancelli elettrici agli accessi carrabili. I mobili sono tutti di lusso e di note aziende. Anche le rifiniture sono di pregio, curatissime e ricche di dettagli. Villa che però per il catasto era una semplice abitazione popolare.

E’ stato calcolato che la villa vale almeno un milione e duecentomila euro, di cui oltre 300 mila solo di arredi. L’abitazione è protetta da un alto muro in cemento armato a cui si accede da due cancelli. Dall’esterno si presenta come un’abitazione modesta, nient’affatto maestosa come la villa in stile Scarface dello zio Walter, ma appena si varca il cancellone, nel cortile esterno, si incontra subito una sorta di dependance trasformata in ludoteca per i bambini, area protetta da quattro piante ornamentali di almeno quattro metri di altezza, tra cui due cycas.

I vani interni sono come un museo del design e dell’arte contemporanea, con almeno dieci quadri di pittori contemporanei molto quotati, sedie Frau pieghevoli rosse e gialle del valore di mille euro l’una, pareti ricoperte di mosaici in tessere di vetro di Murano, come quelle del bagno della camera da letto di Nicola Schiavone e della moglie, e i parquet in radica di noce.

In ogni stanza, anche nel bagno, ad eccezione delle camerette dei figli più piccoli, un televisore a schermo piatto dai 40 pollici in su, collegati anche al sofisticato sistema di videosorveglianza con telecamere puntate verso il cielo, nel caso di eventuali blitz dai tetti o con gli elicotteri. Di valore anche gli indumenti, in particolare tutte le cravatte fatte a mano, le camicie e i giubbini delle marche più lussuose, sistemate in un stanza-armadio dedicata, e le scarpe poste in una scarpiera del bagno, tutte rigorosamente Hogan o Prada. E una collezione di grappa del valore di 300 euro a bottiglia.

Per ritirare i mobili sono intervenuti gli uomini del 21 Reggimento Genio Guastatori, di stanza a Caserta, con ben tre mezzi. I mobili e gli arredi della villa sono stati trasportati nel deposito di una ditta di traslochi il cui nome è mantenuto segreto per motivi di sicurezza. Le operazioni sono state coordinate dai pm della Dda, Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio. Le suppellettili della villa potranno essere messe all’asta o utilizzate in edifici destinati ad attività sociali.

Racconta Paki Meduri, lo scenografo di Gomorra: “Gli interni di Gomorra descrivono un mondo inaccessibile ai più, uno stile di vita che mette in netto contrasto il ricco e lussuoso interno con il degradato e anonimo esterno. Raccontano di luoghi domestici chiusi, barricati dall’esterno, sorvegliati… sono per lo più dimore dorate i cui arredi sembrano uscire da riviste di interior design di oligarchi russi o sceicchi arabi mixate con il sapore nazional popolare napoletano, con elementi religiosi forti, con quella voglia innata di colpire il visitatore e renderlo partecipe della propria ricchezza, quindi del potere. Gli interni di Gomorra descrivono il livello di potere all’interno dei clan che hanno i singoli personaggi attraverso la grandezza degli spazi e la quantità di ori, velluti, stucchi e cornici dorate, una sovrapposizione di elementi che compongono un quadro spesso aberrante e distorto. A ogni personaggio della serie ho associato una palette colore, un animale guida in ceramica, un livello di ricchezza associato alla sua sete di potere e al suo momento storico. In Gomorra raccontiamo di ascese e declini che si sviluppano vertiginosamente e anche gli interni di una casa cambiano con il passare dei giorni. In questa seconda serie abbiamo inserito dei personaggi dalle sfaccettature ancora più estreme e li abbiamo immaginati con gusti molto marcati e distanti l’uno dall’altro: mi sono divertito a esplorare nuove contaminazioni di tipologie di arredi e di atmosfere.
Ogni serie parte da una sceneggiatura, la prima cosa da cui ho iniziato su Gomorra è stata lo studio del territorio, delle contaminazioni tra le tradizioni radicate del mondo che lo vive e la civiltà globalizzata che entra attraverso la TV e i social network. Ogni casa parla di chi la abita, il lavoro dello scenografo è molto vicino a quello di uno psicologo, devi entrare dentro la testa dei personaggi e chiederti cosa farebbero al tuo posto, quali arredi preferirebbero, che tipo di quadri, di copriletti, di soprammobili… la progettazione degli interni deve rispecchiare l’anima dei personaggi, deve creare dei codici, dare segnali allo spettatore, stuzzicandolo e raccontandogli un passato e un presente così che attraverso pochi frame si possa comprendere un personaggio entrando nel suo vivere quotidiano”.