> > Gomorra, scene girate nella casa del clan. Il manager: "Per noi luogo perfetto"

Gomorra, scene girate nella casa del clan. Il manager: "Per noi luogo perfetto"

gomorra

Gomorra le scene sono state girate nella casa della famiglia Gallo. I Gallo sono camorristi e durante lo svolgimento delle riprese sono stati arrestati.

Gomorra e la casa del clan

Gianluca Arcopinto e Gennaro Aquino sono finiti sotto processo con l’accusa di favoreggiamento personale alla famiglia Gallo. Il manager e l’organizzatore generale sono stati accusati per aver girato le scene di Gomorra a casa di un boss della camorra. La famiglia Gallo, camorristi del parco Penniniello di Torre Annunziata, è stata accusata e condannata in via definitiva per aver imposto il pizzo alla casa cinematografica Cattleya. La Cattleya è la casa cinematografica che ha prodotto la fiction. Arcopinto ieri davanti al PM, ai legali ed al giudice ha dovuto rispondere a parecchie domande.

gomorra

Dichiarazioni di Arcopinto

Non ho scelto io la casa quello era il compito di Aquino queste le prime parole di Arcopinto. Continua dicendo che avendo scartato parecchie location la situazione si stava facendo critica. A quel punto fu proposta la casa dei Gallo ed il regista insieme allo scenografo diedero il si finale. Vennero girate lì tutte le scene della prima serie e quella casa nella serie divenne casa Savastano. All’inizio del 2013 venne firmato il contratto con i Gallo e dato il primo acconto, verso il mese di marzo vennero iniziati i lavori e la casa venne adeguata per la fiction. Ad Aprile però ci furono i primi intoppi, Gallo fu arrestato per traffico di droga ed associazione mafiosa. La casa fu messa sotto sequestro e tutti noi andammo in tilt. Spiega Arcopinto che in quei giorni nessuno sapeva cosa fare allora prese in mano la situazione la produzione che manteneva i rapporti con la procura.

Sviluppi e conseguenze

Dell’operazione in corso non era stata avvertita la produzione ed Arcopinto si interfacciava solo con l’avvocato di Gallo. Lui sapeva che Gallo era stato arrestato per spaccio di droga, solo dopo essere uscito dalla produzione ha saputo i reati gravi di accusa. A giugno lui venne escluso perché aveva speso troppo e concluso poco. Al suo posto venne inserito come organizzatore generale Matteo De Laurentiis. Lui non venne minimamente accusato in quanto era entrato nel cast dopo lo svolgimento dei fatti. Alla conclusione del processo in cassazione Gallo è stato condannato a 6 anni e spedito al 41-bis, carcere duro. Il padre ha avuto 5 anni e 8 mesi. La madre 5 anni e 4 mesi tutti con l’accusa di estorsione aggravata. Un mese prima dell’uscita in tv della terza serie verranno ascoltati Stabilini e Tozzi. Entrambi indicati come testi dalla difesa di Arcopinto. La casa cinematografica non è mai stata citata come parte civile nemmeno nel primo processo.

Versamento dubbioso

La Cattleya casa di produzione cinematografica avrebbe dovuto versare la somma di 30.000 euro alla famiglia Gallo. Il versamento doveva avvenire in 5 rate da 6000 euro l’una. Dopo il pagamento della prima rata la casa è stata messa sotto sequestro. La gestione era in mano ad un amministratore giudiziario e quindi i vertici della produzione non capivano a chi versare le rate pattuite. Il gip Marina Cimma scrive nella misura cautelare che le pressioni del clan erano forti. Le minacce dal carcere erano di bloccare le riprese se non venivano versati i soldi. La produzione pagò sia l’amministrazione giudiziaria che la famiglia Gallo ma così le somme diventavano troppe e compromettevano la serie. Fecero dei tentativi per convincere il clan a desistere e ottennero la cosa. La Cattleya però si dichiara estranea a queste minacce e asserisce che l’importo richiesto era solo per l’affitto della villa per 6 mesi senza pressioni ne ulteriori versamenti. Sky aveva chiesto alla produzione di attenersi scrupolosamente alle norme che regolamentano questo settore ed ai principi di etica e responsabilità. Un’attenzione particolare visto il contesto territoriale ed i temi trattati dalla serie.