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Gordon, la storia dello schiavo ribelle: frustate e cinghiate alla ricerca della libertà

Gordon

Gordon, lo schiavo che divenne simbolo della lotta allo schiavismo. Le foto della sua schiena devastata dalle frustate sono rimaste nella storia

Gordon riuscì a fuggire dalle piantagioni della Louisiana nel 1863 e, da allora in poi, fu finalmente padrone del proprio destino. Si arruolò nell’esercito dell’Unione e si distinse per coraggio e valore. La sua schiena, deturpata dalle frustate ricevute quando era schiavo, divenne il simbolo della lotta contro lo schiavismo e contro chi ancora credeva che gli schiavi venissero trattati umanamente.

La fuga

Gordon

«Negli ultimi giorni ci è pervenuta da Baton Rouge la fotografia di quello che prima era uno schiavo ed oggi, grazie all’esercito dell’Unione, è un uomo libero. […] Su quella schiena, una scena orribile da contemplare! Rappresenta una testimonianza contro la schiavitù più eloquente di ogni parola. Sfregiata, scavata, raggrumata in grandi creste, corrugata, incisa, la povera carne torturata mostra la spaventosa opera della frusta del guardiano degli schiavi. […] È un’immagine toccante, un appello così muto e potente che nessuno se non chi ha un cuore di pietra può guardare senza sentirsi muovere la coscienza.»

Così si leggeva su un giornale di Boston, The Liberator, il 12 giugno 1863. Gordon era giunto all’accampamento di Baton Rouge dopo essere fuggito dalla piantagione di cotone in cui era schiavo. Aveva appena passato un periodo di due mesi allettato per colpa del dolore alle ferite riportate alla schiena dopo una fustigazione particolarmente violenta.

La sua fuga fu rocambolesca e pare che, per nascondere il suo odore ai segugi che gli davano la caccia, avesse rubato delle cipolle dalla piantagione. Si strofinava con queste dopo essere uscito da ogni acquitrino incontrato lungo il percorso. Gordon percorse più di 60 chilometri a piedi in dieci giorni, finché non si imbatté nell’accampamento unionista di Baton Rouge.

Le fotografie

Quando giunse a Baton Rouge fu sottoposto a visita medica. Fu allora che tutti videro la sua schiena devastata. Due fotografi che si trovavano nel campo fecero un reportage fotografico e produssero una serie di foto di piccolo formato. Chi era presente poté udire Gordon raccontare la sua fuga:

«Ho lasciato la piantagione dieci giorni fa. Il guardiano Artayou Carrier mi aveva frustato. […] Non ricordo il momento della fustigazione. Sono rimasto a letto due mesi dolorante e la mia mente ha cominciato a vacillare – ero come impazzito. Ho provato a colpire tutti. Così mi hanno detto loro, io non ricordo. Non so se io abbia davvero provato a colpire tutti, loro mi hanno detto così. […] Il mio padrone è venuto dopo che ero stato frustato; mi ha visto a letto; ha sollevato da ogni responsabilità il guardiano. Mi hanno detto che ho provato a colpire mia moglie per prima; io non ho colpito nessuno; io non ho ferito nessuno…»

Le fotografie della schiena di Gordon, “Whipped Peter” (Peter fustigato), come venne soprannominato, comparvero sui giornali. Divenne famoso. Le foto in formato biglietto da visita vennero distribuite in tutti gli Stati Uniti, a favore della propaganda antischiavista.

Il servizio nell’esercito unionista

Gordon

Tre mesi dopo che il Proclama di Emancipazione permise l’arruolamento degli schiavi liberati nelle forze armate, Gordon si arruolò nell’esercito dell’Unione come guida. Durante una missione fu fatto prigioniero dall’esercito confederato. Venne legato e picchiato. Lo abbandonarono credendolo morto.

Ma Gordon non morì. Raggiunse le forze nordiste e riprese a combattere. Fu inserito in un’unità delle Truppe di colore degli Stati Uniti d’America chiamata Corps d’Afrique, col grado di sergente. Come primo soldato afro-americano ad avere un ruolo di comando in un assalto, partecipò all’assedio di Port Hudson. Coloro che lo videro, dissero che si batté molto valorosamente.