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Governo: Conte consulta i partiti politici alla Camera

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"Il mio sarà un governo politico" dichiara Conte al termine degli incontri. Della coalizione di centrodestra, solo la Lega sarà in maggioranza.

“Desidero ringraziare vivamente tutti i partiti per la franca e cortese interlocuzione che ho avuto con tutti loro, è stata una giornata proficua sotto tutti i punti di vista” ha affermato il Presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, al termine degli incontri avuti con le forze politiche rappresentate in Parlamento in data 24 maggio.

I partiti all’opposizione

In ordine cronologico, Più Europa è il primo gruppo parlamentare a presentarsi a palazzo Montecitorio. Non sorprende la scelta di Emma Bonino di stare all’opposizione del nascente governo; il programma presentato in campagna elettorale è radicalmente diverso rispetto al ‘contratto’ scritto da Lega e M5S. “Gli interessi dell’Italia si difendono in Unione Europea e non contro la Ue”. Segue il colloquio con Civica Popolare la cui rappresentante Beatrice Lorenzin, Ministro uscente della Sanità, dichiara che il movimento non sosterrà l’esecutivo presieduto da Conte ed esprime preoccupazione circa la sopravvivenza delle norme che prevedono l’obbligatorietà dei vaccini: “(…) spero che chiunque sia ministro faccia riferimento alle autorità sanitarie nelle sue scelte”. Lorenzin aggiunge che “alcune sfide attendono il mondo sanitario nei prossimi anni. (…) Penso all’accessibilità dei nuovi farmaci, alle spese di settore e alla sanità delle regioni del Sud del paese. Faremo un’opposizione rigorosa, attenta e costruttiva”. Liberi e Uguali, capitanata da Pietro Grasso, si pone sulla stessa lunghezza d’onda delle due precedenti forze politiche, ribadendo la propria preoccupazione “(…) per come sono stati trattati alcuni temi nel accordo di programma, quali: le discriminazioni, i diritti civili, la sicurezza, la progressività fiscale”. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha una posizione più articolata. Alleata della Lega nella coalizione di centrodestra, ora il Presidente di FdI riferisce che il partito non darà il suo voto di fiducia ma che voterà con convinzione tutti quei provvedimenti presenti nel programma elettorale comune: “(…) supporto della natalità, sul tema sicurezza- cioè controllo dell’immigrazione e sostegno alle Forze dell’Ordine- flat tax, difesa della qualità dei nostri prodotti. Sul resto noi non ci saremo, nel rispetto di chi ha votato noi e il centrodestra”. Maurizio Lupi, esponente di Noi con l’Italia, dichiara che il movimento sarà all’opposizione. Non desta stupore la decisione del Partito Democratico di attuare un “confronto serrato” verso Lega e M5S; Maurizio Martina, segretario reggente del Pd, afferma di aver espresso a Giuseppe Conte “(…) i nostri giudizi negativi sulle scelte e soprattutto sui contenuti che abbiamo trovato nel ‘contratto'”. Martina sottolinea come nel partito siano intimoriti dalla “superficialità generica” con cui si è trattata la collocazione europea e internazionale dell’Italia. Silvio Berlusconi ha un colloquio con il professor Conte, ma non rilascia dichiarazioni alla stampa. Pubblica invece una nota, nella quale afferma che “(…) tale governo non potrà vedere il sostegno di Forza Italia, sia per la partecipazione di una forza politica con noi del tutto incompatibile come il Movimento Cinque Stelle, sia per i programmi già annunciati, gravemente insufficienti a dare una risposta soddisfacente ai bisogni degli italiani”.

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I partiti in maggioranza

“Ottimo confronto: idee, proposte, un mondo diverso rispetto a quello che si legge su qualche giornale” esordisce Matteo Salvini, sostenitore del futuro esecutivo, aggiungendo che la Lega intende lasciare a Giuseppe Conte “(…) l’onore e l’onere di proporre i ruoli di chi si farà carico di realizzare quello che gli italiani aspettano”. Infine, il Segretario del Carroccio si rivolge a Forza Italia e Fratelli d’Italia che “(…) sapremo convincere e conquistare, non con i posti perché irrispettoso per loro e per noi, ma con i progetti”. Luigi Di Maio, al termine delle consultazioni, ripete che “(…) dei ministri se ne occuperanno Conte e Mattarella”. “Oggi siamo felici” afferma l’esponente pentastellato, affermando che la maggioranza di governo “mira a governare per cinque anni”. Infine due esponenti del Maie (Movimento associativo italiani all’estero, e due del Gruppo Misto riferiscono che voteranno la fiducia in Senato, dove la cui maggioranza è risicata.

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I nodi da sciogliere

Giuseppe Conte, conclusi gli incontri con i partiti che siedono in Parlamento, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Dedicherò l’intera giornata di domani a elaborare una proposta da sottoporre al Presidente della Repubblica. I ministri che proporrò saranno politici, così come il sottoscritto. Saranno persone che condividono obiettivi e programmi del governo del cambiamento e che avranno dato prova di poter adempiere alle funzioni pubbliche loro affidate con disciplina e onore”. La ‘verginità politica’ del Presidente del Consiglio incaricato se da un lato aiuta a trovare una mediazione tra le parti (il discorso tenuto ieri dopo il colloquio con Mattarella ne è un esempio), dall’altro genera ancora qualche perplessità. Si tenga presente che le polemiche di questi giorni hanno riguardato questioni attinenti alla sfera professionale di Conte (curriculum e persone cui ha assistito da avvocato), non quelle squisitamente politiche, ad esempio su temi di strette attualità, semplicemente perché le sue posizioni non erano ancora note. Diverso è il discorso per Paolo Savona, dichiaratamente euroscettico, voluto da Lega e M5S come candidato al Ministero dell’Economia e della Finanza.

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Rimane il timore che il futuro premier sia, almeno in una fase iniziale, depotenziato. Il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica devono condividere insieme la scelta dei ministri, come prevede la Costituzione italiana. Limitare l’autonomia del primo porta, di conseguenza, a ridurre la capacità decisionale del secondo. Per minimizzare tale timore, i rappresentati istituzionali del M5S ripetono che la nomina dei dicasteri spetta appunto a Conte insieme a Mattarella. Eppure ancora alcuni fatti di oggi mettono in dubbio che i rapporti con il Colle siano così semplici e scevri da tensioni. Salvini e Di Maio hanno avuto un incontro nel pomeriggio a Montecitorio, proprio durante i colloqui di Conte con le altre forze politiche. Parte della stampa nazionale ipotizza che il dialogo tra i due abbia riguardato anche le figure che occuperanno i dicasteri ma non c’è stata naturalmente alcuna conferma da parte dei diretti interessati. Giuseppe Conte, inoltre, ha incontrato alcuni rappresentanti di associazioni in difesa dei risparmiatori, un fatto inedito nella politica italiana, dove non capita spesso che un Presidente del Consiglio incaricato prenda queste iniziative prima che la riserva sia sciolta.