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Governo: tensione nel centrodestra, passo indietro Di Maio

matteo salvini

Il centrodestra non è allineato su una posizione comune dopo l'apertura dei 5 Stelle verso la Lega.

Il vertice del centrodestra, convocato in previsione delle consultazioni al Colle di lunedì 7 maggio, è finito alle 23. La riunione, da quanto filtra dopo la sua conclusione, ha cristallizzato ancora una volta le posizioni reciproche dei tre leader.

Linee diverse?

Matteo Salvini insiste a voler mantenere un canale aperto con il Movimento 5 Stelle per dare vita a un esecutivo con un programma ben delineato. Silvio Berlusconi si dice senza preconcetti nei confronti dei pentastellati, ma non accetta il veto di Di Maio nei suoi confronti. Nonostante questa dichiarazione di principio, durante l’ultimo mese il leader di Forza Italia ha pronunciato frasi sprezzanti nei confronti dei 5 Stelle e l’ha fatto durante le campagne elettorali per le elezioni regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia: in occasioni pubbliche quindi, con la stampa presente e usando parole che non hanno sminuito di certo le tensioni tra le parti. Tuttavia quanto detto da Luigi Di Maio domenica 6 maggio ha rincuorato Salvini: Di Maio si è detto pronto a rinunciare alla Presidenza del Consiglio per fare un governo con la Lega, in cui Forza Italia potrebbe astenersi. Il Segretario del Carroccio vede nella proposta l’unica via per formare un esecutivo e soprattutto non rompere la coalizione di centrodestra. Berlusconi invece teme la sua emarginazione politica e, con questa paura, non è intenzionato a fornire appoggi esterni a un governo nato senza Forza Italia; prima delle riunione di stasera, Anna Maria Bernini e Maria Stella Gelmini hanno dichiarato che Di Maio sta solo compiendo l’ennesimo tentativo per dividere l’area di centrodestra appositamente per “nascondere le sue debolezze”.

di maio

Di Maio a ‘In mezz’ora’

“Noi proponiamo un governo politico con la Lega su alcuni punti, ma via Berlusconi” dice Luigi Di Maio a Lucia Annunziata. Nel corso della trasmissione In mezz’ora il leader dei 5 Stelle riapre alla Lega dopo il fallimento del dialogo con il Partito Democratico, dove “contano di più le dinamiche interne”. L’esponente grillino però non accetta la presenza di Silvio Berlusconi, “(…) apparteniamo a epoche politiche diverse”. Di Maio afferma anche di essere disponibile a non avere il ruolo di premier, se il suo passo indietro possa aiutare a trovare una solida intesa, sebbene fino a poco tempo fa considerasse la sua candidatura un punto dirimente: “Se l’ostacolo sono io, allora dico pubblicamente a Matteo Salvini di scegliere insieme il Presidente del Consiglio”, una figura anche terza rispetto a Lega a M5S, che presieda un governo che realizzi il reddito di cittadinanza, un provvedimento contro la corruzione e che abolisca la Legge Fornero. L’esponente pentastellato ribadisce l’assoluta contrarietà a governi tecnici o del Presidente- posizione condivisa da Salvini, opposta a quella di Berlusconi- perché “non connessi con i problemi del paese”. E poi la frase sibillina: “Il rischio è che una forza politica come la nostra, votata da undici milioni di persone, si allontani dalla democrazia rappresentativa. Non sta succedendo ma il rischio c’è”.

paolo gentiloni

Gentiloni a ‘Che tempo che fa’

“Se dovesse nascere un governo Lega e M5S avrebbe piena legittimità; non me lo auguro politicamente parlando (ho idee diverse) ma a loro tocca governare e a noi essere governati. Inviterei tutti a evitare i ‘no a prescindere’ ed è ora che finisca il gioco del cerino interminabile”. Così ha parlato Paolo Gentiloni a Che tempo che fa. Intervistato da Fabio Fazio, il presidente del Consiglio uscente ha ricordato che, in una fase delicata come le consultazioni, non è opportuno mettere “troppi paletti” al Presidente della Repubblica, il quale deve avere margini di manovra. Un suggerimento, questo, che Gentiloni rivolge anche al suo partito Il Pd ha il dovere di mantenere il dialogo con le altre forze politiche (“Il gran rifiuto non era indispensabile”), sebbene un governo con i 5 Stelle sia a suo avviso “impraticabile” per la differenza tra i programmi. Collocarsi all’opposizione non deve assolvere i democratici dall’analisi da fare dopo l’esito elettorale, ribadendo in primo luogo il sostegno al Segretario reggente Maurizio Martina, il quale “va lasciato lavorare”. Secondo Paolo Gentiloni, il Pd ha la possibilità di avviare un percorso per costruire un’ampia coalizione di centrosinistra perché il riformismo non si è rivelato “(…) attrezzato a rispondere alle nuove domande della società” ossia la richiesta di tutela, di protezione e di sicurezza nate perché “(…) le persone si sentono più fragili”. Alla domanda di Fabio Fazio “Sarebbe disposto a fare di nuovo il premier?”, Gentiloni risponde “No, non vorrei farlo. Bisogna comunque prendere in considerazione una proposta del Presidente della Repubblica”.