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Grasso condannato a pagare 83.250 euro: "Farò opposizione"

Pietro Grasso

L’ex presidente del Senato è solo il primo a dover pagare. Ma lui promette: "Farò opposizione"

Soldi spettanti al partito e in realtà mai registrati. Sarebbe questa la motivazione alla base della condanna gravante attorno all’ex presidente del Senato, Pietro Grasso. A confermarlo sarebbe il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. Contattato telefonicamente, si è limitato a commentare: “Le regole vanno rispettate, specie se si decide di stare in una comunità”. Grasso, in risposta, ha dichiarato di non aver ricevuto ancora nulla. Ma ha ha promesso di fare opposizione.

La condanna a carico di Grasso

Le scissioni intestine smuovono e animano le personalità controverse e agguerrite degli esponenti Pd. Nuove polemiche riguarderebbero Pietro Grasso. Infatti, sembrerebbe che il candidato Premier di Leu alle ultime elezioni politiche debba restituire 83.250 euro al suo ex partito, il Pd. Il Tribunale di Roma ha emesso un decreto ingiuntivo nei riguardi dell’ex presidente del Senato. La decisione richiederebbe il pagamento delle quote che i parlamentari dem si erano impegnati a versare mensilmente al partito. Impegno a cui evidentemente Grasso è venuto meno.

All’indomani della formazione del governo giallo-verde sono tanti i polveroni sollevati. Le troppe tensioni minacciano la stabilità del Paese, intaccando il neo-governo. Gli oppositori cercano di mandare al catafascio la collaborazione che ha dato vita all’attuale governo. Al contempo, le tante lotte fratricide danneggiano pesantemente chi oggi siede all’opposizione.

La colpa di cui si sarebbe macchiato Grasso è stata confermata dal tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, contattato telefonicamente. Anche sulle sue pagine social ha commentato: “Le regole vanno rispettate, specie se si decide di stare in una comunità”.

Grasso condannato

La linea dura contro i parlamentari morosi è stata adottata durante l’approvazione dell’ultimo bilancio dem, dopo numerosi solleciti caduti nel vuoto, per far quadrare i conti di un partito in sofferenza, con i dipendenti in cassa integrazione.

A giugno, presentando un bilancio 2017 in utile di oltre mezzo milioni di euro conseguente al “rosso” dell’anno precedente, il tesoriere (d’ispirazione renziana) ha spiegato d’aver fatto partire i decreti ingiuntivi nei confronti dei 63 parlamentari, molti dei quali passati a Mdp, che non hanno versato i 1.500 euro mensili dovuti al partito.

Le parole del tesoriere Pd

“Durante l’approvazione del bilancio, noi abbiamo preso l’impegno di destinare tutti questi soldi a sostegno dei nostri lavoratori in cassa integrazione“, ha ribadito con fermezza Bonifazi. “Poi è chiaro che tra l’emissione del decreto e la percezione effettiva del denaro, ahimè, passerà del tempo”, ha precisato. In totale, risulterebbero in sospeso un milione e 600mila euro di arretrati.

Grasso è in cima alla lista dei morosi. Infatti, da quando è stato eletto nel 2013 nelle file del Pd, sembrerebbe non aver mai girato alle casse del partito i 1.500 euro in questione. Tra gli altri parlamentari coinvolti e su cui grava la richiesta di decreto ingiuntivo, ci sarebbero anche Simona Valiante con 53 mila euro di arretrati. Con lei anche Guglielmo Vaccaro con 43 mila.

“Farò opposizione”

In una nota, l’ex presidente del Senato ha confermato l’intenzione di voler dare battaglia. “Non ho ancora ricevuto alcuna notifica di decreto ingiuntivo, quindi non so su quali basi possa essere stata emessa. Di certo c’è che nessuno mi ha mai chiesto una determinata cifra mensile nel corso di tutta la scorsa legislatura e, da presidente del Senato, come so essere norma, non ho ritenuto di finanziare alcuna attività politica oltre ad aver rinunciato, tra le altre, alla parte di indennità che viene solitamente utilizzata per finanziare i partiti”, ha riferito.

Grasso ha anche rivelato di aver chiesto via mail più di un mese fa un incontro con Bonifazi e i rispettivi legali. “Ho rinnovato la richiesta direttamente a lui due giorni fa per dimostrare, carte alla mano, le mie ragioni ed evitare il contenzioso”, ha ribadito. Quindi ha aggiunto un commento stizzito e con tono ironicamente provocatorio. “Evidentemente il tesoriere del Pd, che ha svuotato le casse con la scriteriata campagna referendaria e con le megaconsulenze ai consiglieri americani (scelte di cui a farne le spese sono stati i dipendenti), ha bisogno di scaricare su altri le colpe della sua pessima gestione e provare a trasformarle in un mezzo strumentale e propagandistico. Quando arriverà il decreto, può star certo che farò opposizione“.

Controreplica di Bonifazi

“La gestione del Pd è stata virtuosa in questi anni”. Così il tesoriere Francesco Bonifazi non ha tardato a replicare alle parole decise pronunciate da parte dell’ex compagno di partito. “Apprezzabile il tentativo di Grasso di sviare sui guru americani. Ma sono le leggi italiane a dire che lui deve pagare“, ha ribadito rispondendo a tono.

“Non avrei mai immaginato di dover chiedere un decreto ingiuntivo per un ex magistrato di chiara fama che dovrebbe conoscere il significato della parola legalità. Ma se Grasso insiste andremo avanti, perché dove non arriva il buon senso, arrivano i decreti ingiuntivi”, ha commentato duramente.