> > Grazzano Visconti, il borgo che sembra uscito da una fiaba

Grazzano Visconti, il borgo che sembra uscito da una fiaba

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Il suggestivo borgo, città d’arte dal 1989, venne realizzata per ordine del Duca Don Giuseppe Visconti, padre del famoso regista Luchino Visconti

Se siete alla ricerca di una meta fiabesca dove trascorrere un tranquillo weekend all’insegna della storia e della cultura il suggestivo borgo di Grazzano Visconti, fa proprio al caso vostro. Piccola frazione del comune di Vigolzone, in provincia di Piacenza, è stato riconosciuto città d’arte nel 1989, per il suo valore architettonico come bellissimo esempio di stile neomedievale. Il castello, che si erge al centro del borgo, fu eretto nel 1395, per volere di Giovanni Anguissola, marito di Beatrice Visconti. Ma fu il Duca Don Giuseppe Visconti – padre del famoso regista cinematografico e teatrale Luchino Visconti – agli inizi del secolo, a trasformare un vecchio e decadente nucleo abitativo nella fiabesca cittadina che è ora. Una di quelle che si possono solo immaginano leggendo i racconti senza tempo di cavalieri, draghi e principesse.

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Il castello trecentesco

L’architetto incaricato di rimettere a nuovo l’intero villaggio, ridotto negli anni a decadente borgo nella nebbiosa provincia dell’Emilia Romagna, fu Alfredo Campanini. Nel suo gioiello urbanistico nulla è lasciato al caso ed ogni particolare, dagli edifici, con guglie e ballatoi, alle insegne in ferro battuto sono in linea con il castello, unico sopravvissuto nei secoli, attorno al quale tutto è stato costruito. Le sue quattro torri spiccano, ora come allora, di fronte agli occhi dei viandanti. L’edificio ha conservato tutta la sua struttura originaria restando un fantastico esempio di architettura medievale. Ma è nello splendido giardino all’italiana che lo circonda che si legano i racconti più suggestivi.

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La leggenda di Aloisa

Si narra che nel villaggio visse anticamente una giovane donna di nome Aloisa che trascorse i suoi ultimi giorni nel dolore per il tradimento dell’amato. Da allora l’anima di Aloisa vaga nel parco, alla ricerca di quella gentilezza che a lei fu negata. Pare che anche Don Giuseppe in persona ebbe un incontro ravvicinato con lei: un giorno, nel parco, gli si materializzò davanti e lo costrinse a ritrarla in alcuni dipinti. Per lei pare venne anche costruita una statua tutt’ora presente nel parco. Ironia della sorte, grazie alla sua tragica fine, Aloisa è diventata la protettrice degli innamorati ed è tradizione che tutte le coppie che visitano il luogo portino un mazzo di fiori da sistemare ai piedi della statua nel parco, chiedendo in cambio protezione.

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Un’esperienza unica

Il borgo, situato all’ingresso della Val Nure, nella pianura padana, circondato da fertili campi e dai vigneti dei Colli Piacentini, offre anche notevoli spunti naturalistici insieme al tripudio di costruzioni che sembrano uscite da un libro delle fiabe, con tanto di scoiattoli e volpi che è possibile scorgere nei parchi di faggi e tigli. Ma se proprio l’architettura revivalistica e le rievocazioni in costume, frequenti soprattuto nel periodo primaverile ed autunnale, non fanno per voi in città è presente anche uno stupendo esempio di arte Liberty. È l’edificio dell’ex asilo, voluto dalla moglie del conte Visconti per celebrare l’insperata guarigione del figlioletto. Inoltre il parco della cittadina è l’unico in Italia che offre la possibilità di fare Owl watching, osservazione di gufi.