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Green Pass falsi ad Ancona, 50 custodie cautelari: anche un infermiere

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In provincia di Ancona sono stati emessi ben 50 provvedimenti di custodia cautelare per via di Green pass falsi. Tra i colpevoli anche un infermiere.

In provincia di Ancona sono stati emessi ben 50 provvedimenti di custodia cautelare a causa del rilascio e possesso di Green pass falsi. Tra i colpevoli anche un infermiere.

Green pass falsi nella provincia di Ancona

A partire dalle prime luci di questa mattina, la Polizia di Stato di Ancona sta eseguendo alcune ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone accusate di aver rilasciato indebitamente la Certificazione verde. Sarebbero ben 50 le misure di questo tipo disposte fino ad ora in tutta la provincia. I colpevoli sono accusati di reati di corruzione, falso ideologico e peculato.

Come anticipato, le forze dell’ordine hanno operato perquisizioni in tutta la provincia di Ancona. L’inchiesta è stata condotta dalla Procura della Repubblica locale e dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura.

Green pass falsi ad Ancona: i colpevoli e i provvedimenti

Nello specifico, per ora è stato messo in carcere solo un infermiere iscritto all’albo professionale e addetto alle vaccinazioni presso un hub di Ancona. Altre 4 persone, invece, sono state mese agli arresti domiciliari con l’accusa di essere intermediarie tra i no-vax e coloro che avrebbero permesso il rilascio illecito di Green Pass. Ancora, le restanti 45 condanne appartengono a persone che verranno sottoposte all’obbligo di dimora nel comune di residenza e all’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

Green pass falsi: i precedenti

Dalla trovata della Certificazione verde, questo non è sicuramente il primo caso di illeciti legati a Green pass falsificati. Ad esempio, neanche un mese fa a Palermo è stato scoperto dalle forze dell’ordine un sistema di finte vaccinazioni a no-vax con il rilascio di Green Pass falsi.

Per ottenere la certificazione senza davvero ricevere le dosi di vaccino previste, i pazienti erano disposti a pagare fino a 400 euro. Anche in questo caso, coinvolta un’infermiera addetta alle somministrazioni in un hub.