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Guerra Ucraina, Beretta contrario all'invio di armi: "È una decisione totalmente sbagliata"

giorgio beretta

"È una decisione totalmente sbagliata": queste le parole dell'analista Beretta sul tema di sostegno in guerra all'Ucraina mediante l'invio di armi.

L’analista per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere, Giorgio Beretta, è convinto che sia sbagliato inviare armi a sostegno dell’Ucraina, perché non è mai corretto sostenere la guerra.

Giorgio Beretta contrario all’invio di armi in Ucraina

Il conflitto tra Russia e Ucraina continua, e si è quasi giunti a quota un mese di battaglie. Ormai ogni Paese ha preso posizione e ha fatto sapere la propria opinione a riguardo. 

Uno dei temi più caldi relativi alle iniziative di sostentamento dei confronti dell’Ucraina è sicuramente il rifornimento bellico. Tema che ha trattato anche l’analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal), Giorgio Beretta:

«È una decisione totalmente sbagliata perché configura una situazione di belligeranza da parte dei paesi dell’Unione Europea nei confronti della Russia».

I risultati prodotti dall’invio di armi

Una disapprovazione assoluta quella del professor Beretta nei confronti della seconda tranche di rifornimenti approvata dalla Commissione Europea per l’Ucraina, per un totale di 500 milioni di euro in aiuti militari. È convinto che il sostentamento militari non porterà altro che al prolungamento della guerra:

«L’invio di armi non ha portato a un miglioramento situazione sul campo bensì un’escalation della violenza: non a caso ora assistiamo a bombardamenti intensivi anche su obiettivi civili da parte delle forze armate russe e questo accade anche a seguito della maggior resistenza armata. […] Il prolungamento del conflitto non crea le condizioni per migliori trattative, ma porta solo a maggiore violenza e più vittime».

Come arrivare a una de-escalation

L’invio di truppe o rifornimenti bellici, quindi, non può essere la soluzione a questo conflitto a detta dell’analista Giorgio Beretta. L’unica soluzione – stando alla sua proposta – è quella di mediare le parti, cercando il dialogo:

«Pensiamo che l’Europa debba in questo caso applicare neutralità attiva: ciò significa condannare esplicitamente l’aggressione russa garantendo sostegno e solidarietà alle vittime ma anche mettere in campo tutte le capacità diplomatiche con l’unico scopo di favorire una de-escalation militare. Proprio questa crisi fa comprendere come lo strumento militare sia inadeguato a intervenire per prevenire e fermare un’aggressione: per questo vanno subito istituire forme di difesa civile non armata e non violenta».