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Guerra Ucraina, la Rai ritira i giornalisti e sospende i servizi dalla Russia

Guerra Ucraina Rai

Anche la Rai come molte altre emittenti e testate ha ritirato i propri giornalisti dalla Russia. Lo ha annunciato viale Mazzini.

Anche Rai, come molte altre emittenti e testate ha scelto di ritirare i propri giornalisti dalla Russia. Lo ha annunciato Viale Mazzini attraverso una nota nella quale ha spiegato che questa decisione è stata presa in virtù della norma emanata dal Governo russo che prevede una pena detentiva verso quanti coloro che diffondono notizie ritenute false dalle autorità. La stessa decisione – si apprende – è stata presa anche dal Tg5.

Guerra in Ucraina, la comunicazione trasmessa dalla Rai: “Sospendiamo i servizi giornalistici dalla Russia”

Dalla nota diffusa dalla Rai si legge a tale proposito:

“In seguito all’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, a partire da oggi la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa. La misura si rende necessaria al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione relativa al Paese. Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia”.

Innaro: “Siamo sei giornalisti”

Intanto il capo dell’ufficio di corrispondenza Rai di Mosca Marc Innaro, sentito da Adnkronos, ha spiegato cosa succederà esattamente ai giornalisti: “Gli inviati, sulla base delle disposizioni Rai, devono rientrare in Italia, mentre noi corrispondenti possiamo scegliere se rimanere qui o tornare, ma siamo stati messi in ferie da oggi”.

Anche il direttore del Tg5 Mimun – interpellato sempre da Adnkronos – ha annunciato che anche il loro inviato dovrà tornare in Italia: “Anche noi giocoforza ritireremo l’inviato dalla Russia. Le norme sono talmente punitive che non si può fare nulla”.