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Guerra Ucraina-Russia, l'allarme del presidente di Federalberghi: "Senza stop perderemo i turisti Usa"

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Il settore del turismo in Italia è stato uno dei più colpiti dalla pandemia: la guerra in Ucraina potrebbe apportare un altro duro colpo.

La guerra in Ucraina continua a mietere vittime e causa non pochi danni all’economia locale e mondiale. Ne risente anche l’Italia, che subisce bruschi incrementi e dove iniziano a scarseggire alcune materie prime essenziali per molte attività. L’ultimo allarme arriva da Federalberghi: dopo la pandemia, senza uno stop al conflitto il turismo potrebbe subire un altro duro colpo.

Guerra in Ucraina, l’allarme del presidente di Federalberghi

L’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha messo in ginocchio il settore del turismo. A lungo i viaggi sono stati cancellati, rimandati e annullati. Gli albeghi hanno chiuso i battenti per lunghi mesi e per molte attività correlate la ripresa è stata lenta. Per alcune realtà non è mai avvenuta. Un’altra perdita per il turismo del belpaese potrebbe essere apportata dalla guerra tra Russia e Ucraina.

Lo ha spiegato chiaramente Bernabò Bocca, il presidente di Federalberghi. “Il comparto degli alloggi non è ancora uscito dal tunnel della pandemia e le nuove tensioni internazionali non lasciano molte speranze per il futuro. Gli alberghi italiani non vorrebbero essere costretti a chiedere ulteriori aiuti, ma la verità è che molti di essi non hanno potuto riaprire da marzo 2020 e certo non basta il periodo estivo per consentire alle aziende dell’ospitalità di sopravvivere”.

Si teme una brusca perdita per l’addio di molti turisti russi, ma non solo. A preoccupare gli operatori del settore, infatti, sono anche le conseguenza della crisi in Ucraina, che potrebbe apportare un minor afflusso di visitatori statunitensi (da sempre amanti delle bellezze nostrane). Bocca, infatti, ha sottolineato:Gli statunitensi hanno voglia d’Italia. In moltissimi hanno prenotato quest’estate nei nostri alberghi, ma è chiaro che se il conflitto dovesse aggravarsi allora incominceranno ad arrivare le disdette. Assieme a russi e cinesi, è il caso di ricordarlo, i viaggiatori Usa sono i turisti che spendono di più. A rimetterci, in tal caso, non saranno solo i grandi hotel a cinque stelle“.

Intervistato dal Messaggero, ha precisato: Finora non sono arrivate disdette da oltre Atlantico. Ma gli americani sono molto attenti alla sicurezza, lo abbiamo visto durante l’ondata di attacchi terroristici dell’Isis in Europa. Risultato, se la guerra dovesse inasprirsi ulteriormente allora non solo l’Italia, ma tutti i Paesi Ue, verranno visti negli Usa come Paesi a rischio e, quindi, da evitare. Ripeto, però, al momento non abbiamo segnali di questo tipo. Si tratta del peggior scenario ipotizzabile per la nostra industria”.

Federalberghi, previsto un calo dei turisti russi in Italia

La guerra nel cuore del Vecchio Continente potrebbe causare gravi danni al turismo italiano. Sono proprio i russi tra i turisti che più amano il belpaese.

Bocca, a tal proposito, ha ricordato che i russi “sono turisti con alta capacità di spesa. Non se ne stanno chiusi in hotel, escono e comprano. Non vanno misurati solo sulla base delle presenze, ma in termini di fatturato. Il turista russo ha un debole per le griffe, ordina buon cibo, non risparmia sui vini, insomma spende tanto sia in albergo che fuori, nelle boutique, per il trasporto, in aeroporto”.

In Italia i russi preferiscono le località balneari alle città d’arte. In particolare la Sardegna: per la Costa Smeralda l’assenza dei russi sarà un duro colpo. In Toscana una meta obbligata per loro è Forte dei Marmi. Poi scelgono Milano per lo shopping e la Capitale per i negozi di Piazza di Spagna. Gli americani invece sono affezionati soprattutto alle città d’arte, tra le destinazioni messe più a dura prova dalla pandemia”.

Per il momento, fortunatamente, “la situazione è in netto recupero, anche se non siamo ancora sui numeri del 2019”, ha fatto sapere Bocca. Quindi ha aggiunto: Oltre ai russi mancano i cinesi, un mercato in crescita a doppia cifra prima della pandemia. I cinesi sono gli altri grandi top spender di cui il settore del turismo oggi deve scontare l’assenza”.