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Strage di via d'Amelio: riassunto dell'omicido di Paolo Borsellino

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Strage di via d'Amelio: riassunto dell'omicido di Paolo Borsellino, il giudice che con tenacia voleva sconfiggere la mafia.

Il 1992 è un anno tragico per l’Italia: a quasi due mesi dall’omicidio del giudice Giovanni Falcone, un altro attentato colpisce la città di Palermo. Questa volta a rimetterci la vita è il magistrato Paolo Borsellino insieme a 5 uomini della sua scorta. È il 19 Luglio del 1992. In un’intervista, poco prima della sua morte, il magistrato dichiarava di essere consapevole del pericolo che correva ogni giorno. Diceva anche che credeva fortemente nel lavoro che faceva e che era estremamente importante che tutti facessero lo stesso, per il bene dei cittadini di Palermo e per quello dell’Italia.

Strage di via d’Amelio: il riassunto

Dopo aver pranzato con la moglie Agnese Borsellino, Paolo parte per via d’Amelio con la sua scorta personale, per andare a trovare sua madre. Vicino all’abitazione di quest’ultima è parcheggiata una Fiat 125 con 100 kg di esplosivo. La Fiat è stata fatta esplodere al passaggio del giudice. In questo attentato morirono anche cinque poliziotti. Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudia Traina e anche Eddie Cosina sono i cinque eroi caduti quel tragico giorno d’estate. Solo uno dei sei agenti è sopravvissuto solo perché stava parcheggiando la macchina un po’ più distante dal gruppo e dall’esplosione.

Siamo a Palermo nel 1992. È il 19 luglio e sono le 16.57 in via d’Amelio. I cinque agenti prendono posizione, mentre il loro collega sta facendo manovra con la macchina. Il giudice Borsellino si incammina verso il citofono della madre, accendendosi una sigaretta, l’ ultima. Nessuno si poteva immaginare che una volta premuto quel tasto si sarebbe scatenato l’inferno. La Fiat che era parcheggiata vicino all’ingresso dell’abitazione della madre di Paolo Borsellino, scoppia coinvolgendo subito il giudice e la sua scorta personale.

Il conducente, l’unico sopravvissuto, dichiarerà che è successo tutto in una frazione di secondo. Da una giornata calma e silenziosa al caos totale. Un forte boato che ha allarmato l’intera città ha portato via il giudice che voleva combattere il crimine a Palermo. Dopo alcune intercettazioni si scoprì che l’assassinio di Paolo Borsellino fu comandato da Toto Riina il capo dei capi di Cosa Nostra. Alcune telecamere del carcere lo avrebbero smascherato mentre confessava al pugliese Alberto Lorusso della strage avvenuta in via d’Amelio. Si è subito aperta un’inchiesta per indagare su chi si nascondesse dietro l’accaduto.

Il funerale di Paolo Borsellino

I funerali di Borsellino si sono svolti il 24 luglio del 1992. Più di diecimila persone hanno partecipato per onorare la sua memoria e stringersi intorno alla sua famiglia che, per contro, non accettò i funerali dello Stato accusandolo dell’ incapacità di non aver saputo proteggere Paolo anche dopo un forte segnale mandato dalla mafia con la morte di Falcone. E ancora, il fatto che il giudice avesse chiesto alla questura di far rimuovere la Fiat nella zona intorno alla casa della propria madre. Una richiesta che, purtroppo, non fu mai ascoltata.