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Damiano Damiani: chi era e la filmografia del noto regista

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Damiano Damiani fu un grande nome del mondo del cinema e della televisione italiana, la sua filmografia è molto vasta.

Quando si parla di cinema italiano, il suo nome non è forse tra i primi che vengono citati: eppure Damiano Damiani è stato un regista che molto ha dato alla filmografia italiana e le cui opere principali sono comunque note al grande pubblico.

Damiano Daminai: chi era?

Nato in Friuli nel 1922, Damiani frequenta l’Accademia milanese di Brera studiando pittura per poi trasferirsi a Roma e dedicarsi interamente al cinema, dapprima come sceneggiatore e solo intorno ai 40 anni come regista; il suo primo lungometraggio è Il rossetto del 1961, pellicola nel quale recita il regista Pietro Germi e che narra un fatto di cronaca nera realmente avvenuto. L’anno successivo Damiani gira L’isola di Arturo, film tratto dall’omonimo romanzo di Elsa Morante del quale cura anche la sceneggiatura, e nel 1963 dirige Walter Chiari e Gastone Moschin ne La rimpatriata; in questa pellicola affronta l’amarezza e il vuoto che possono scaturire da un incontro tra vecchi amici ritrovati dopo tanti anni, durante il quale scoprono il poco che rimane della loro amicizia di gioventù.

Nello stesso anno prende vita un’altra importante trasposizione cinematografica di un libro famoso, La noia di Alberto Moravia, nel quale brillano le interpretazioni di Catherine Spaak e di Bette Davis, opera che narra la difficile esistenza di un giovane intellettuale romano in preda ad una crisi esistenziale. Imboccata la strada del cinema cosiddetto impegnato, Damiani prosegue con una serie di pellicole di denuncia sociale tra le quali spicca Il giorno della civetta con Claudia Cardinale e Franco Nero; il film è tratto da un notissimo romanzo di Leonardo Sciascia, e rappresenta mirabilmente gli sforzi di un Capitano dei Carabinieri per contrastare omertà e collusioni tra politica e mafia.

Damiano Damiani: la filmografia

In concomitanza con il periodo storico chiamato “anni di piombo”, vedono la luce altri film polizieschi e drammatici nei quali viene affrontato spesso il tema della criminalità mafiosa; tra questi vale la pena citare Perché si uccide un magistrato, Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica e L’istruttoria è chiusa: dimentichi. Tutte queste pellicole vedono Franco Nero come interprete, attore che il regista ha diretto frequentemente con ottimi risultati.

Dopo una rarissima esperienza con il cinema brillante, lo spaghetti-western Un genio, due compari, un pollo (1975) con Terence Hill e l’attrice francese Miou-Miou, Damiano Damiani torna al genere drammatico con due pellicole uscite rispettivamente nel 1977 e nel 1978: Io ho paura, con Gian Maria Volonté, e Un uomo in ginocchio, con Giuliano Gemma e quel Michele Placido che diventerà il suo attore simbolo pochi anni dopo nello sceneggiato La piovra.

Gli ultimi anni di Damiano Damiani

Pur dedicandosi quasi interamente al grande schermo, il più grande successo di Damiani arriva invece dalla televisione: nel 1984 dirige La piovra, serie che ha conquistato milioni di italiani grazie anche alla figura del commissario Cattani (Michele Placido) e che è proseguita per ben dieci stagioni. Negli anni 80 il regista si cimenta anche con il genere horror, girando senza grande successo il film Amityville Possession, e con il filone religioso: L’inchiesta narra l’interessante storia di un funzionario dell’imperatore Tiberio inviato in Palestina per investigare presso Ponzio Pilato in merito alla scomparsa del corpo di Cristo dal sepolcro. L’accoppiata Damiani – Placido si ripresenta nel film Pizza connection del 1985, anch’esso incentrato sulla criminalità mafiosa e sulle sue ramificazioni internazionali, forse l’ultimo importante successo del regista sul grande schermo.
Gli anni Novanta vedono infatti una limitata produzione cinematografica di Damiani, culminata in quello che è tristemente ricordato come uno dei più grandi flop del cinema italiano: Alex l’ariete (2000), con Michelle Hunziker e Alberto Tomba, è stato stroncato sia dalla critica che dal pubblico, e nonostante l’abilità del regista rimane un imbarazzante insuccesso nella sua lunga carriera, elevato a simbolo del cinema trash.
Dopo il suo definitivo ritiro dall’attività, avvenuto nei primi anni del nuovo millennio, Damiano Damiani muore a Roma il 7 marzo 2013 all’età di 90 anni, per problemi respiratori.