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Alcide De Gasperi: la biografia, le frasi e la morte

Alcide De Gasperi

Alcide De Gasperi: i dettagli della vita pubblica e privata di uno dei padri fondatori della nostra nazione.

Alcide De Gasperi è stato un politico italiano molto importante, considerato uno dei padri fondatori della Repubblica Italiana e, insieme ad altri politici europei, anche il padre fondatore dell’Europa.

De Gasperi: la vita

Alcide Amedeo Francesco De Gasperi è nato il 3 aprile 1881 a Pieve Tesino, in Trentino. In quegli anni il territorio apparteneva ancora all’Impero austro-ungarico, ma la lingua parlata era l’italiano. Dopo la sua laurea in Filologia conseguita presso l’Università di Vienna, entrò nella redazione del giornale Il Nuovo Trentino, e dopo poco tempo ne divenne il direttore.

Fu sempre un grosso difensore dell’autonomia del Trentino a fronte del Tirolo tedesco. Sin da giovane De Gasperi aveva idee chiare sulla politica, tanto che entrò a far parte del Partito Popolare Trentino e pochi anni dopo ne divenne il segretario. Durante il suo mandato, insieme agli altri deputati italiani nel parlamento di Vienna, proclamò la volontà di far unire il Trentino all’Italia. Il suo obiettivo trovò realizzazione, tanto che nel 1919 il territorio passò all’Italia. Decise quindi di prendere la cittadinanza Italiana e aderì al Partito Popolare Italiano. Dopo pochi anni venne eletto in Parlamento a Roma.

Negli stessi anni del mandato a Roma, si sposa con Francesca Romani, nonostante la sua paura di non riuscire a conciliare la vita politica con quella privata. Con Francesca ebbe quattro figlie: Maria Romana, Cecilia, Lucia e Paola. Durante le persecuzioni fasciste del 1927, i due vennero arrestati. Lei rimarrà in carcere per 11 giorni, mentre Alcide per 4 anni, durante i quali manderà lettere molto forti alla moglie.

Una delle frasi più popolari delle numerose lettere che mandava è “Io non penso a me, ma è il mio pensare ai miei cari che mi fa paura“. Una volta scarcerato ebbe molte difficoltà economiche, la polizia lo sorvegliava continuamente e la politica gli voltò le spalle. Rimasto senza un impiego stabile, provò a lavorare alla Biblioteca Apostolica Vaticana.

Dopo anni di inattività politica, inizia a scrivere articoli sulla rivista L’illustrazione Vaticana. Durante la Seconda Guerra Mondiale compose l’opuscolo Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana, che fu la base del Partito della Democrazia Cristiana di cui fu fondatore. Venne nominato per un anno Ministro degli Esteri da Ferruccio Parri, questo scandì il suo ritorno in politica.

Il ritorno di De Gasperi in politica

Nel Dicembre 1945 dovette lasciare la sua carica da Ministro degli Esteri per ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri durante l’ultimo Regno d’Italia. Durante il suo incarico la Monarchia cadde, e quindi divenne il primo Ministro dell’Italia repubblicana. Fu la prima persona a ricoprire il ruolo di Capo provvisorio dello Stato, carica che dopo poco viene assegnata a Enrico De Nicola.

Durante le elezioni del 1948, i toni furono molto accesi. Infatti da una parte c’era il Fronte popolare, composto da Partito Socialista e Partito Comunista, dall’altra la Democrazia Cristiana, cioè il partito da lui fondato. Vinse le elezioni con il 48% dei voti.

Il governo di Alcide De Gasperi

Dopo anni di dittatura e guerre in Italia, De Gasperi cerco di mediare con i paesi vincitrici, firmando il Trattato di Parigi fra l’Italia e le potenze alleate e impostando importanti accordi finanziari con le potenze occidentali.

L’Italia, devastata dal conflitto, necessitava di essere ricostruita. Non solo partendo dai monumenti ma anche dagli alloggi, perché molte persone erano rimaste sfollate. Con il cosiddetto Piano Fanfani, in breve tempo vennero costruite 300.000 abitazioni. Inoltre venne migliorato il sud Italia, con la ricostruzione di strade, scuole e ospedali.

Nel 1952 il Vaticano non accettava il fatto che Roma fosse governata da un sindaco comunista, quindi chiese una alleanza con De Gasperi,che rifiutò per etica morale. Celebre la sua affermazione: “Proprio a me, un povero cattolico della Valsugana, è toccato dire di no al Papa?“.

Si dimetterà nel 1953 all’età di 72 anni dopo il fallimento della sua legge elettorale, nominata Legge truffa dagli oppositori. Morirà nella sua casa di Borgo Valsugana nel Trentino il 19 Agosto 1954, dove amava passare molto tempo con la famiglia. La sua morte suscitò commozione in tutti gli italiani, tanto che in moltissimi andarono al suo funerale per dargli un ultimo saluto. A pochi anni dal decesso, la Chiesa aprì delle richieste di avvio per la beatificazione, e solo nel 1993 gli venne dato il titolo di Servo di Dio.