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Trilussa: la biografia, le poesie e i sonetti del poeta romano

Trilussa, il poeta delle poesie in romanesco.

Trilussa fu un grande scrittore famoso soprattutto per le sue opere scritte in romanesco riguardanti temi innovativi e diversi dal solito.

Chi ama leggere, si sa, è soprattutto curioso, alla ricerca continua di perle nascoste. Durante una delle mie periodiche ispezioni in biblioteca, stavo percorrendo gli scaffali della sezione poesia, quando il mio sguardo è stato catturato da un libricino scolorito, la copertina del quale un tempo doveva essere di un bel verde brillante. Campionario – Poesie di Trilussa – questo il titolo dell’affascinante volumetto.

Biografia di Trilussa

Trilussa, chi è questo autore? Facendo qualche ricerca possiamo rilevare intanto che Trilussa è lo pseudonimo di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri, poeta conosciuto per le sue opere (poesie, favole, sonetti) scritte in romanesco. Ha vissuto tra il 1871 e il 1950, anno in cui morì gravemente malato. Possiamo sintetizzare, riguardo alla sua vita, dicendo che non è stata delle più facili e ricche. È rimasto orfano a soli quattro anni, di famiglia povera, poté studiare poco e male e nonostante il suo talento e la produzione di opere fin da giovane non ha mai raggiunto un vero benessere economico. I riconoscimenti gli sono arrivati poco prima che morisse.

Il padre Vincenzo era di Albano mentre la madre Carlotta di Bologna. Carlo interrompe gli studi nel 1886 ma nel 1887 esordisce componendo con versi e prose nel Rugantino, diretto dal poeta Luigi Zanazzo. Nel 1889 esce il suo primo volume in versi romaneschi “Le stelle de Roma”. Mondadori nel 1922 comincia a pubblicare tutte le sue opere.

Il poeta però è stato paragonato a Esopo, Fedro e La Fontaine ed è innegabile il fatto che sia riuscito a creare un mondo filosofico tutto suo, ove gli animali protagonisti delle sue favole che agiscono, parlano e disquisiscono sono sicuramente una delle espressioni più stravaganti di tutto il mondo letterario di ogni tempo.

Poesie e sonetti

“M’hanno nominato senatore a morte” fu la constatazione che sembra aver espresso dopo essere stato nominato senatore a vita dal presidente Einaudi, come a sottolineare l’ironia dell’evento, avvenuto poche settimane prima della morte. Trilussa da tempo era malato, sapeva che non sarebbe vissuto ancora a lungo. Questo riconoscimento tardivo ha fatto da cornice all’andamento di tutta la sua vita.

L’Ape, er Baco e lo Scorpione

Un’Ape, ne l’uscì dall’osteria
con un Baco da seta e ‘no Scorpione,
je disse: – Grazzie de la compagnia:
spero de rivedevve a casa mia
in un’antra occasione.
Io, però, nun ricevo che a la sera
perché lavoro e tutta la giornata
fabbrico er miele e fabbrico la cera.
– Pur’io fatico e filo Dio sa quanto,
– fece er Baco da seta – e nun me resta
libbera che la festa…
– Su la tabbella der portone mio
– je disse lo Scorpione – ce sta scritto:
“Cammera del Lavoro”. Lì sto io.
Per me qualunque giorno è indiferente,
so’ pronto a fa’ bisboccia a qualunqu’ora:
venite puro su libberamente…
– E voi che fate? – Gnente,
ma organizzo la gente che lavora.

Trilussa attraverso i suoi sonetti, le fiabe e le poesie ci fa riflettere su questioni di onore, libertà, politica, illusione, opportunismo e buonsenso. Uno specchio per ogni aspetto dell’animo e della vita umana raccontato in maniera unica e geniale.

“La Libbertà”

Ched’è la Libbertà? Mò te lo spiego:
– diceva Menepijo a Menefrego –
la Libbertà d’un popolo è compagna
all’acqua che viè giù da la montagna.
Se la lasci passà dove je pare
e spreca ne li fiumi fino ar mare:
ma, se c’è chi la guida e la riduce
e l’incanala verso l’officina,
pena ariva smove la turbina,
diventa forza e se trasforma in luce.
– Bella scoperta! Grazzie der consijo!
– rispose Menefrego a Menepijo –
Ma quanno l’acqua ha smosso ner cammino
una centrale elettrica o un mulino,
se canta o se barbotta nun è male
lasciaje un po’ de sfogo naturale.

La produzione poetica è costante e avviene anche durante la Guerra: “Acqua e vino” è risalente al 1945.

“Primavera”

Er sole che tramonta appoco appoco
sparisce fra le nuvole de maggio
gonfie de pioggia e cariche de foco:
cento ricordi brilleno in un raggio,
cento colori sfumeno in un gioco.

Sur vecchio campanile der convento
nun c’è la rondinella pellegrina
che canta la canzona del momento:
però in compenso, romba e s’avvicina
un trimotore da bombardamento.