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HD esterno non riconosciuto in Windows 10: cosa fare

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Come comportarsi quando Windows 10 non riconosce un HD esterno? Alcune soluzioni possibili. A dispetto dei dubbi di molti, gli hard disk esterni, oppure i dispositivi SSD, rimangono tra le periferiche più affidabili, e al tempo stesso il sistema più sicuro - cloud a parte, che rimane un elemento ...

Come comportarsi quando Windows 10 non riconosce un HD esterno? Alcune soluzioni possibili.

A dispetto dei dubbi di molti, gli hard disk esterni, oppure i dispositivi SSD, rimangono tra le periferiche più affidabili, e al tempo stesso il sistema più sicuro – cloud a parte, che rimane un elemento a sé stante – per conservare i propri dati e i propri documenti digitali per lungo tempo. Tuttavia, un HD esterno può non essere esente da problematiche di natura tecnica, sistemica, o a livello di software. Uno dei più comuni riguarda il non riconoscimento del device da parte del PC o del Mac al quale viene collegato. Tale tipologia di inconvenienti prescinde, in linea generale, dalla marca o anche dalla qualità dell’HD esterno, ed è spesso riconducibile a problemi di software e di sistema operativo. Nei mesi più recenti, infatti, molti utenti entrati in possesso di un PC con Windows 10 installato si sono ritrovati alle prese con un problema di mancato riconoscimento degli hard disk esterni. Come risolverli?
La prima cosa da fare, ovviamente, è controllare se l’HD esterno non è entrato in conflitto con altre unità del computer: per risolvere tale problema, basterà rinominare l’unità esterna. Oppure, potrebbe trattarsi di un problema di installazione difettosa dei driver, nel qual caso basterebbe disinstallarli tutti, ricollegare il dispositivo e attendere la nuova installazione degli stessi. Apparentemente, sembrerebbe che Windows 10 non abbia problemi; a presentarli, semmai, sono alcuni dispositivi un po’ vetusti (che possono essere sia notebook che HD esterni), quelli appartenenti alla generazione precedente, che forse hanno un plug USB di vecchia generazione e non riconoscono le porte USB 3.0, quelle più comunemente usate dai dispositivi più “giovani”. In alcuni casi, si aggira il problema ricorrendo a Linux, che ha una flessibilità maggiore per quanto riguarda il flusso di dati via USB; ma è ovvio che si tratta di una soluzione tanto macchinosa quanto poco consigliabile, dal momento che i due ambienti digitali non comunicano facilmente tra loro, e si rischia di avere due “separati in casa” nello stesso computer. Però si può controllare in Linux che tipo di partizione usa, e impostare quest’ultima anche su Windows 10: bisogna considerare che quest’ultimo usa in genere le partizioni NTFS o FAT32, quindi, se ad esempio l’HD esterno presenta una partizione di tipo EXT3, in uso solamente su Linux, vi consigliamo di cambiare dispositivo perché un apparecchio tarato per funzionare solo su un sistema operativo, peraltro non il più diffuso, è chiaramente un elemento invalidante per i vostri lavori. Ma potrebbe anche trattarsi di un problema più banale, come un passaggio insufficiente di corrente elettrica tramite una singola porta USB: in questo caso, basterebbe utilizzare un cavo USB con due ingressi – i cosiddetti “cavi a Y” -, che permettono di distribuire il flusso di corrente e di informazioni su due porte, aggirando l’inconveniente.