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Hiv da 11 anni: arrestato per rapporti non protetti

Hiv, arrestato "untore"

Un caso che ricorda quello di Valentino Talluto. Untore di Ancona positivo all'Hiv arrestato per rapporti non protetti per 11 anni.

Un uomo positivo all’Hiv è stato arrestato dalla polizia di Ancona perché “untore”. L’uomo infatti è a conoscenza della propria condizione di salute da 11 anni e nonostante questo ha continuato ad avere rapporti non protetti senza avvertire i partner dei rischi a cui li ha sottoposti. Gli agenti della squadra mobile lo hanno trasferito al carcere di Ancona. La vicenda è simile al caso di Valentino Talluto, il romano sieropositivo condannato a 24 anni per lesioni gravi.

Hiv da 11 anni

Sono passati 11 anni da quando un uomo di Ancona, la cui identità è ancora ignota, ha appreso di essere sieropositivo. Un test ha rivelato che nel suo corpo è presente il virus Hiv, responsabile di una delle epidemie della nostra epoca: l’Aids (sindrome da immunodeficienza acquisita). Nonostante fosse consapevole del proprio status di salute e fosse a conoscenza delle modalità di trasmissione del virus, l’uomo ha comunque continuato ad avere rapporti sessuali non protetti per oltre dieci anni. Sembra che nessuno dei suoi partner sia mai stato avvertito del rischio a cui l’uomo li stava esponendo.

La polizia di Stato di Ancona ha collaborato con il Servizio Centrale Operativo e con la Procura della Repubblica. Insieme, le forze dell’ordine sono giunte all’arresto dell’uomo, che attualmente è recluso nel carcere di Ancona e che sarà sottoposto a processo.

Il caso Valentino Talluto

L’arresto di Ancona ricorda il caso di un altro “untore“: il romano Valentino Talluto. Nell’ottobre 2017 l’uomo è stato condannato a 24 anni di carcere per aver consapevolmente contagiato un alto numero di persone con il virus Hiv. Secondo la sentenza, almeno 30 donne risultano infette dopo aver avuto rapporti sessuali non protetti con Talluto. Una delle donne in questione ha portato a termine la gravidanza, conseguenza del rapporto, e anche il figlio risulta essere positivo al virus. Il tribunale di Roma ha però respinto l’accusa di epidemia dolosa, come proposto dall’accusa. Il contagio delle 30 donne e del bambino è stato classificato come lesioni gravissime.

Altre 27 donne hanno avuto rapporti non protetti con l’uomo e sono dunque state esposte al rischio di contagio. Tuttavia, per quello che è stato definito un miracolo, non c’è traccia della malattia nel loro organismo. L’accusa ha chiesto che Talluto venga condannato anche per tentate lesioni nei confronti di queste 27 donne, ma la Corte d’assise ha respinto la richiesta e ha assolto l’imputato per questa accusa.

Non lo perdoneremo. Non ci ha chiesto nemmeno scusa. Siamo unite dalla gioia di saperlo in carcere”, con queste parole alcune delle vittime, presenti nell’aula del tribunale, hanno accolto la condanna. “Che differenza c’è tra chi indossa una cintura esplosiva e chi si butta in mezzo a trenta donne e le infetta tutte?”, questo il commento del pubblico ministero Neri nel corso della requisitoria.