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Hotel Rigopiano, le ultime parole dell'ex generale suicida per il rimorso

Si è tolto la vita

Dopo la tragedia dell’Hotel Rigopiano, si è suicidato l'ex Generale dei Carabinieri Guido Conti, preso dal rimorso l’aver firmato gli atti di edificazione del centro benessere dell'albergo.

Non ha retto al rimorso

Dopo la tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola, in provincia di Pescara, travolto da una valanga lo scorso 18 gennaio causando la morte di 29 persone, non ha retto al rimorso e si è tolto la vita l’ex Generale in congedo dei Carabinieri Forestali Guido Conti, 58 anni, che aveva firmato gli atti per l’edificazione del centro benessere dell’albergo, poi crollato anch’esso senza per altro fare vittime. Il militare si chiedeva se non avrebbe potuto “fare di più” per salvare quelle vite nell’episodio che ha scioccato l’Italia in quei giorni in cui qualcuno aveva deciso di prolungare le vacanze natalizie sul Gran Sasso.

Conti ha spiegato le motivazioni del suo gesto in alcune lettere lasciate ai suoi familiari: tre, sembrerebbe, due delle quali sono state ritrovate in un luogo non ancora rivelato. La mattina di venerdì 17 novembre, la 9.30, l’uomo aveva avvisato la moglie che sarebbe uscito e che non sarebbe tornato all’ora di pranzo, poi, a bordo di una Smart, si è diretto in una tabaccheria di Sulmona, dove avrebbe acquistato fogli, buste da lettera e un francobollo. Successivamente è risalito in macchina e ha imboccato la strada verso il Monte Morrone, dove amava passeggiare, è entrato in un bosco e si è sparato un colpo di pistola alla tempia destra.

Le sue parole

“Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma”.

Il generale suicida

I rimorsi dell’ex generale non erano per il disastro che aveva riguardato l’Hotel Rigopiano, bensì “per l’edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: Potevo fare di più? Nel senso, potevo scavare e prestare maggiore attenzione in indagini per mettere intoppi o ostacolare quella pratica? Probabilmente no, ma avrei potuto creare problemi, fastidi. Vivo con il cruccio. Rigopiano è stato uno dei motivi che mi hanno convinto a lasciare il mio lavoro o a tentare di fare altro o a disinteressarmi di tutto questo. Non vivo, vegeto, facendo finta d’essere vivo”.

Chi era

Ora è grande il cordoglio per questo ex ufficiale sconvolto per la tragedia dell’Hotel Rigopiano, cordoglio non solo dei familiari ma anche dei colleghi, dai quali era molto stimato. Aveva condotto l’inchiesta sulla cosiddetta “discarica dei veleni” di Bussi, in provincia di Pescara, e comandato il Carabinieri forestali per cinque anni in Umbria, prima del congedo che era avvenuto di recente – ragion per cui l’hanno ricordato anche le autorità umbre -, per poi assumere un ruolo di prestigio in una multinazionale petrolifera. Lo scorso anno aveva anche scritto all’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi per protestare contro alcuni provvedimenti presi nei confronti dell’Arma. Colleghi ed istituzioni locali ricordano la sua dedizione al lavoro e la sua dirittura morale. La vicenda dell’ex Generale Guido Conti è insomma una tragedia nella tragedia.