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I compensi delle conferenze di Renzi finiscono online e lui annuncia querele

Matteo Renzi

I compensi delle conferenze di Renzi finiscono online, ci sono società inglesi, il ministero dell'Arabia Saudita e "Benetton": l'ex premier annuncia querele

I compensi delle conferenze tenute da Matteo Renzi finiscono online e lui annuncia querele in merito a quelle che in un post sulla sua pagina Facebook ha definito violazioni “della Costituzione e delle leggi”. Ma come è stato possibile? Quei compensi erano finiti all’interno di una informativa della Guardia di Finanza che era in allegato alle ormai note indagini sulla Fondazione Open

I compensi di Renzi finiscono online: Repubblica cita alcuni committenti

È Repubblica a riportare alcuni dei soggetti figuranti come i committenti di Renzi. In quell’elenco ci sarebbero il ministero delle Finanze dell’Arabia Saudita, poi società di global speaker del Regno Unito ed un quotidiano coreano, lo Chosun Ilbo. Sempre da quei documenti sarebbero emersi compensi da fondi internazionali di private equity e fra loro anche la 21 investimenti di Alessandro Benetton

Finiscono online i compensi delle conferenze di Renzi: sono allegati “inerti” all’indagine su Open

Attenzione, le “carte” sui compensi di Renzi non sono oggetto di indagine nel  fascicolo Open per il quale l’ex premier è stato destinatario di un 415/bis Cpp. Si tratta dei famosi allegati “per operazioni sospette”. Il dato empirico però è che i compensi di Renzi online non ci dovevano finire, né in punto di diritto né in punto di opportunità, e Renzi lo ha rimarcato spiegando di aver dato mandato ai suoi avvocati di agire “sia penalmente che civilmente”. 

Renzi sui sui compensi che finiscono online: “Testi dell’accusa i miei avversari politici”

Ha scritto Renzi su Facebook: “Hanno messo online il mio conto corrente, violando Costituzione e leggi. Hanno scelto come testimone dell’accusa penale un avversario politico”. E ancora: “Hanno captato comunicazioni e intercettazioni con un metodo che è stato contestato persino dalla Cassazione”. Poi la chiosa: “Mi aspetta una lunga battaglia in sede civile e penale per ottenere il risarcimento che merito. Non ho nulla da temere”.