> > I giudici non riconoscono la nullità di matrimonio se dura da molti anni.

I giudici non riconoscono la nullità di matrimonio se dura da molti anni.

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E’ destinata a far discutere la sentenza della Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso di una donna il cui marito aveva ottenuto dalla Sacra Rota la nullità del matrimonio, durato 20 anni, L’uomo sostiene che le nozze, celebrate nel giugno del 1972 siano da considerare nulle perché la do...

cassazione01gE’ destinata a far discutere la sentenza della Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso di una donna il cui marito aveva ottenuto dalla Sacra Rota la nullità del matrimonio, durato 20 anni, L’uomo sostiene che le nozze, celebrate nel giugno del 1972 siano da considerare nulle perché la donna gli ha sempre taciuto il fatto di non volere figli, e dunque veniva meno uno de irequisiti fondamentali perché il matrimonio possa sussistere; e la sentenza di nullità era arrivata nel marzo 2001. Ma la moglie, Maria Lorenza R, ha chiesto al tribunale della Cassazione se una simile sentenza possa essere riconosciuta dopo due decenni di matrimonio.
E i giudici hanno in effetti affermato che non possono convalidare l’annullamento ecclesiale dei matrimoni concordatari nei quali la convivenza tra i coniugi si sia protratta per lunghi anni o, comunque, per un periodo di tempo considerevole.
Questo perchè una volta che il rapporto matrimoniale prosegue nel tempo è contrario ai principi di «ordine pubblico» rimetterlo in discussione adducendo riserve mentali, o vizi del consenso, verificatisi nel momento del sì all’altare.

Così il ricorso è stato «accolto» e «cassata» la sentenza con la quale la Corte di Appello di Venezia, l’11 giugno 2007, aveva convalidato la nullità del matrimonio di Maria Lorenza e Gianpaolo V. sancita dal Tribunale ecclesiastico regionale ligure nel novembre 1994, e dichiarata esecutiva dalla Segnatura Apostolica con decreto del marzo 2001.
Dando ragione al reclamo di Maria Lorenza, la Cassazione – sentenza 1343 – spiega, con riferimento «alle situazioni invalidanti l’atto del matrimonio», che «la successiva prolungata convivenza è considerata espressiva di una volontà di accettazione del rapporto che ne è seguito e con questa volontà è incompatibile il successivo esercizio della facoltà di rimetterlo in discussione, altrimenti riconosciuta dalla legge».

In pratica, dopo tanti anni, per mettere fine a un matrimonio, bisogna intraprendere la strada della separazione civile, senza cercare la scorciatoia della nullità, che mette al riparo dal dover pagare l’assegno di mantenimento alla ex ma viola i principi del nostro ordinamento.