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I paesi fantasma dell'Alessandrino

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Dopo aver ammirato la bellezza solitaria dei luoghi abbandonati delle nostre isole, è il momento di tornare nell'entroterra e spostarci al Nord – in provincia di Alessandria, per la precisione. La città piemontese ha una strana e significativa concentrazione di luoghi abbandonati all'interno ...

Dopo aver ammirato la bellezza solitaria dei luoghi abbandonati delle nostre isole, è il momento di tornare nell’entroterra e spostarci al Nord – in provincia di Alessandria, per la precisione.

La città piemontese ha una strana e significativa concentrazione di luoghi abbandonati all’interno del suo territorio, avvolti da un alone di mistero creato da omicidi, guerriglia e interi paesi spostati avanti e indietro. I paesi fantasma dell’Alessandrino sono diventati quasi leggendari.

RENEUZZI: Cosa succede quando mischiamo posizione sfavorevole, mancanza di vere strade d’accesso e il boom economico degli anni ’60 che spinse tutti a spostarsi in città? Succede che otteniamo Reneuzzi, il paese montano abbandonato a metà tra Liguria e Piemonte.

Reneuzzi

Completamente spopolato nel 1961, il borgo (che è anche conosciuto come Renèuzi, Renèusi o Renéixi) è a prima vista un classico esempio di come il progresso ha lasciato indietro quelli che vivevano nelle campagne e nei boschi, troppo lontani dai luoghi in cui si andava a creare un paese completamente nuovo.

Ma se capitate a Reneuzzi ed esplorate intorno alla piccola chiesa, troverete un cimitero abbandonato, divorato dalla vegetazione. Le lapidi sono tutte illeggibili, tranne una, la più grande: appartiene a Davide Bellomo, l’ultimo abitante del paese, morto proprio in quel 1961 che segnò la fine di Reneuzzi.

Tomba di Davide Reneuzzi

La storia è di quelle che creano superstizioni che durano decenni. Davide era disperatamente innamorato di Maria, ragazza ventenne di Ferrazza e sua cugina di primo grado. Anche Ferrazza oggi è completamente abbandonato, e nel 1961 i genitori di Maria avevano iniziato a capire come si stessero mettendo le cose.

Volevano evitare di restare bloccati in un posto senza speranza, e non approvavano del rapporto tra la loro figlia e quello strano contadino che rifiutava di andarsene da un paese completamente vuoto. Non si sa esattamente quanto fosse corrisposto il loro amore: di certo Davide era completamente pazzo per Maria, ma quanto questo fosse ricambiato dalla cugina, resta un mistero.

Di certo si sa che se ci fu, la relazione non durò a lungo e la famiglia decise di trasferirsi. E Davide non riusciva ad accettarlo. Una mattina di settembre in quel fatidico 1961 si nascose lungo la strada che portava in valle e aprì il fuoco sulla ragazza con una vecchia rivoltella, un regalo di suo padre.

Maria non riuscì a sopravvivere: cercò di scappare, ma era stata colpita alla testa e riuscì a trascinarsi solo per poche decine di metri. Davide scappò nei boschi, e il suo corpo fu ritrovato qualche giorno dopo, ucciso dalla stessa pistola con cui aveva messo fine al suo folle amore. Così morì con Davide anche il paese di Reneuzzi.

FERRAZZA: Non possiamo non parlare dell’altro paese legato a questa storia, che leggenda vuole abbia causato la fine di entrambi i borghi. Situato attorno ai 1100 metri d’altezza, a differenza di Reneuzzi il villaggio era prevalentemente agricolo, grazie alla zona pianeggiante in cui si trovava, a metà tra Vegni e Reneuzzi.

Ferazza

Posizionato nella Valle dei Campassi come Reneuzzi, con cui condivideva il cimitero (un segno?), anche questo paese non era raggiunto da una vera strada nonostante la sua posizione fosse molto migliore.

È un paese povero, che mostra i segni delle sue origini contadine. Al giorno d’oggi, non è totalmente abbandonato: un gruppo di insegnanti dell’università di Genova hanno deciso tempo fa di cercare di recuperare il borgo il più possibile, arrivando persino a installare una teleferica per trasportare i materiali necessari.

Ma sono pochi, e poche sono anche le persone che decidono di sfruttare il fresco della valle per combattere l’estate. Oggi il posto meglio conservato è proprio la casa di Maria, principale ricordo di uno dei più famosi paesi fantasma dell’Alessandrino.

CASONI DI VEGNI: Spopolatosi sempre negli anni ’60 come gli altri paesi, Casoni di Vegni ha dalla sua la giustificazione di trovarsi in una posizione particolarmente difficile da raggiungere. Nascosto in mezzo ai boschi e accessibile solo attraverso sentieri scoscesi, il paese è stato quasi completamente riconquistato dalla vegetazione, che ha ricoperto le case e le stalle.

Non si sa molto della storia di questo paesino, ma le fonti indicano una fuga dovuta al pericolo frane; parte del paese è infatti in rovina a causa della vendetta della montagna.

AVI: A volte essere stato costruito in un luogo inaccessibile è un vantaggio, non un errore. La storia di Avi è legata alle milizie partigiane della seconda guerra mondiale, e ai loro movimenti tra le montagne per nascondersi dopo aver compiuto un’azione. All’altezza di 630 metri, era diventato un importante cento strategico per pianificare in sicurezza le proprie mosse.

Avi

Teatro di alcune spettacolari e sanguinose vicende della Resistenza, inclusa la fondazione del primo gruppo partigiano della valle ed esecuzioni naziste e fasciste, nel luglio del 1944 il paese riuscì a resistere a un assedio tedesco durato tre settimane. Una storia sorprendente per quello che molti considerano solo uno dei tanti paesi fantasma dell’Alessandrino.

Avi prende il nome dal fiume che si trova ai piedi della montagna. Gli abitanti del paese avevano costruito un ingegnoso sistema di raccolta dell’acqua piovana per evitare ogni volta di dover percorrere il sentiero che portava a fondovalle, e ciò la dice lunga su quanto il paese fosse difficile da raggiungere.

Oggi resta poco di Avi, molte delle case sono crollate e le strutture in legno sono marce e fatiscenti.

BRUSASCHETTO BASSO: La storia di Brusaschetto Basso è una di quelle strane storie che mischiano scarsa sicurezza del territorio, identità popolare e soluzioni proposte troppo in fretta dal comune senza pensare alle conseguenze.

Il paese nasce in origine come Brusaschetto Alto, antico borgo più in alto sulla montagna che si era ritrovato ad avere una cava di marna sotto le sue fondamenta. La marna, estratta in maniera selvaggia, aveva causato seri rischi per la sicurezza del paese e per evitare crolli e frane si decise di ricostruire il paese più a valle.

Ma le nuove abitazioni erano state fatte in fretta, senza pensare più di tanto alle necessità di quelli che ci avrebbero dovuto vivere, quasi tutti contadini. Trovandosi a dover abitare in case addossate l’una all’altra, costruite male e senza nessun terreno che potessero sfruttare come avevano sempre fatto, gli abitanti scoraggiati iniziarono ad andarsene in numeri sempre maggiori, iniziando a farlo diventare un altro dei tanti paesi fantasma dell’Alessandrino.

Con la chiusura della cava, anche quei pochi che avevano un motivo per rimanere decisero che non ne valeva più la pena. Con l’esondazione del Po, che avvenne non solo una ma due volte consecutive, si chiuse definitivamente l’ultimo capitolo di uno dei paesi più sfortunati di tutto il nord Italia.

Ora il paese sta venendo trasformato in un’oasi naturale, e le case distrutte.

CHIAPPARO: Se guardate il bosco da Carrega, potreste scorgere un tetto rosso che spunta tra i rami e il fogliame. Non è una cascina, ma una delle case di Chiapparo, uno dei più particolari borghi fantasma della provincia di Alessandria.

A differenza degli altri paesi di cui abbiamo parlato, si sa molto poco di Chiapparo e del suo abbandono. Il fatto che molte delle case siano ancora in piedi gli dà un aspetto di gran lunga più spettrale degli altri, come se i cittadini se ne fossero andati da pochissimo, e visto da lontano si potrebbe pensare che sia ancora abitato.

Solo avvicinandosi e osservando le erbacce e i rampicanti all’interno delle case si può capire come nessuno abbia vissuto a Chiapparo da molti anni.

CONNIO VECCHIO: L’ultimo paese della lista è Connio Vecchio, appartenente al comune di Carrega Ligure. La storia del paese è la classica storia di moltissimi paesini della nostra nazione, e che sembra aver colpito particolarmente i paesi fantasma dell’Alessandrino

Connio Vecchio

Situato nella valle abbracciata dal fiume Careghino, Connio Vecchio nasce su un ricco terreno coltivabile, che venne presto sfruttato da contadini in cerca di spazi. Non si sa la data in cui è stato fondato, ma si sa che dopo la guerra coltivare la terra non era più la carriera ideale per la popolazione, che si trasferì in massa nelle città preferendo ottenere posti nelle fabbriche che sorgevano come funghi durante la ricostruzione.

Connio Vecchio è un insieme di ruderi, con pochissime case ancora in piedi nonostante gli sforzi di alcuni volenterosi per cercare di ristrutturare gli edifici più antichi.