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I retroscena delle nomine, Meloni deve trattare: "Conta il merito, non la casacca"

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni si dichiara soddisfatta al termine di una partita tesissima per le nomine delle partecipate statali

Alla fine Giorgia Meloni ce l’ha fatta: quello che forse è stato il pù grande scoglio dei suoi primi mesi di presidenza, almeno per le tensioni interne al Governo che ne sono scaturite, è stato superato. Si è raggiunta l’intesa sulle nomine delle partecipate statali.

Nomine partecipate statali, le mosse di Meloni: “Conta il merito, non la casacca”

Una volta che tutto si è concluso nel migliore dei modi, Giorgia Meloni ha dicharato: “Auguro ai prossimi amministratori buon lavoro. Il loro compito è quello di ottenere dei risultati economici solidi e duraturi, nell’interesse della Nazione. I nuovi vertici sono frutto di un attento percorso di valutazione delle competenze e non delle appartenenze. È un ottimo risultato del lavoro di squadra del Governo.” Parole distensive che era lecito aspettarsi al termine di trattative che sono state tutto tranne che serene.

Il modus operandi di Giorgia Meloni

Se in un primo momento sembrava che Meloni volesse muoversi imitando un po’ i passi di Draghi, la premier si è presto accorta che in un Governo di coalizione sarebbe stato difficile, se non impossibile, agire solo di testa propria. Ecco, allora, che arrivano le concessioni per Forza Italia e Lega. In particolare, la nomina di Paolo Scaroni all’Enel, Meloni la avrebbe probabilmente evitata volentieri, in nome delle operazioni di politica estera che sta portando avanti con gli Stati Uniti d’America. Allo stesso modo si può vedere la nomina di Flavio Cattaneo al posto del favorito Stefano Antonio Donnarumma. Giorgia, però, non fa passi indietro su quella che era, forse, la casella principale (perché presa di mira soprattutto dalla Lega) e Claudio Descalzi si riconferma Ad di Eni.