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I superstiti del naufragio da Pozzallo: "Aggrappati alla chiglia della barca"

Un'operazione di salvataggio della Guardia Costiera

La sola priorità dei superstiti del naufragio curati a Pozzallo era quella di avvisare casa che erano vivi: "Aggrappati alla chiglia della barca"

Sono davvero toccanti e terribili le parole dei superstiti del naufragio di un barcone proveniente dalla Libia da Pozzallo, dove sono stati condotti: “Aggrappati alla chiglia della barca”. I migranti salvati dopo l’ennesima tragedia del mare che ha innescato non poche polemiche sulla condotta del centro di coordinamento italiano raccontano quelle ore terribili. Uno di loro ha detto: “Ci siamo salvati perché siamo riusciti ad aggrapparci alla chiglia della barca. Tutti gli altri sono stati portati via dalle onde. Io sono rimasto incastrato sotto la barca e ho bevuto tantissima acqua”.

“Aggrappati alla chiglia della barca”

Quella drammatica ricostruzione dell’ultimo naufragio di migranti nel Mediterraneo dà il senso di cosa sia una tragedia del mare al di là di quello che “passa” sui media. I superstiti hanno parlato con uno psicologo e un mediatore interculturale di Medici senza frontiere. Il personale in questione ha assistito 15 dei 17 sopravvissuti presenti nell’hotspot di Pozzallo.

La priorità: chiamare a casa e rassicurare

E le priorità? Avere la possibilità di chiamare casa e dire di esser vivi. Dai media si apprende che altri due migranti sono ricoverati in ospedale, a Modica. Ha detto Marina Castellano, team leader dell’intervento di Msf: “Abbiamo sentito le grida di gioia delle loro famiglie all’altro capo del telefono. Dopo avere appreso la notizia del naufragio tramite social media e messaggi, erano convinti che i loro figli fossero morti. È stato un momento molto emozionante“.