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Il capotreno licenziato e reintegrato: “Serve rigore ma i passeggeri mi adorano”

Francesco Bonanno

"I passeggeri mi adorano, qualche collega non sopporta il mio modo di lavorare e qualcuno mi ha dato solidarietà”: parla il capotreno licenziato per zelo

Il capotreno licenziato da Trenitalia perché troppo zelante nel multare e  reintegrato dalla Cassazione lo ha spiegato fin troppo bene al Corriere della Sera: “Serve rigore ma i passeggeri mi adorano”. Il 61enne Francesco Bonanno, siciliano di origine ma residente a Jesolo, ha spiegato che i furbetti sono una minoranza e i viaggiatori sono con lui. Ed ha precisato di non essere affatto “un cacciatore di taglie, ma sul lavoro ci vuole rigore, devo impegnarmi affinché tutti i passeggeri viaggino con regolare biglietto. Non sono mai autoritario né prepotente, è una questione di civiltà“. A Bonanno Trenitalia in realtà aveva contestato troppi errori nella comminazione delle multe, perciò nel 2017 lo aveva licenziato per giusta causa mettendo in moto sul piano giudiziario quella stessa tenacia che aveva fatto di Bonanno un “totem” di rigore

Il capotreno Bonanno: “I passeggeri mi adorano”

L’uomo aveva presentato tutti i ricorsi possibili ed era arrivato fino agli “Ermellini” che gli hanno dato ragione: il capotreno va reintegrato perché è si un pignolo, ma un pignolo che fa gli interessi aziendali. E con 5000 multe in tacca sul calcio del fucile, Bonanno ha spiegato: “I furbetti sono una minima parte. La quasi totalità degli italiani paga il biglietto e mal sopporta l’idea che ci sia chi gode dello stesso servizio senza sborsare un soldo. I passeggeri capiscono che io e i miei colleghi ci diamo da fare per evitare un’ingiustizia”. E ancora: “La gran parte dei multati mi dice ‘so che sta facendo il suo lavoro’. Ecco, è il mio lavoro. Poi, certo, a volte qualcuno dà i numeri“. 

La gallina dalle uova d’oro dell’azienda

E i colleghi? “Molti mi hanno espresso solidarietà. Ma c’è anche qualcuno che non sopporta il mio modo di lavorare, mi accusano di essere troppo rigido, sparlano alle mie spalle. Io però vado dritto per la mia strada: sui treni viaggia soltanto chi ha il biglietto“. L’avvocato di Bonanno, Lucio Spampatti, ci è andato giù spiccio: “Stiamo parlando di un capotreno che, a furia di scoprire viaggiatori irregolari, ha fatto guadagnare a Trenitalia oltre 200mila euro“.