> > Il comparto immobiliare in Italia è fermo da anni, e il confronto con l'Euro...

Il comparto immobiliare in Italia è fermo da anni, e il confronto con l'Eurozona è impietoso

agente immobiliare

Negli ultimi 7 anni per esempio, il valore di un immobile nel nostro Paese è cresciuto del 3% circa , mentre mediamente nell'Eurozona è cresciuto del + 35%.

Negli ultimi anni il comparto immobiliare italiano, ad eccezione di qualche realtà più intraprendente e proattiva nel mondo del lavoro è rimasto pressochè fermo. Il raffronto con i prezzi medi degli immobili nell’area euro non lascia dubbi.

Negli ultimi 7 anni per esempio, il valore di un immobile nel nostro Paese è cresciuto del 3% circa , mentre mediamente nell’Eurozona è cresciuto del + 35%. Se torniamo indietro di altri 5 anni (2010) il valore degli immobili in Italia si è addirittura svalutato da 118 a 103. Siamo rimasti più o meno ai livelli della crisi del 2008 causata dal crollo dei mutui subprime che, partita dagli USA ha contagiato anche l’Italia. Se a ciò sommiamo la crisi dei debiti sovrani del 2011 con lo spread BTP-bund vicino ai 600 punti, appare evidente come la nostra economia ed il mercato immobiliare che rappresenta il 20% del Pil non abbia rialzato la testa.

La conferma giunge esaminando il Ftse Mib che misura la performance di 40 titoli italiani e ha l’intento di riprodurre le ponderazioni del settore allargato del mercato azionario italiano. Adesso è a quota 27000 punti, lo stesso valore del 2008 e sotto del 40% rispetto ai massimi del 2000. Come mai il confronto con gli altri Paesi europei ci vede così indietro? I prezzi degli immobili rispecchiano la condizione del mercato del lavoro e la sua capacità di erogare salari più elevati.

I Paesi del Nord Europa hanno avuto la capacità nel tempo di calamitare profili professionali dall’estero offrendo ottime retribuzioni. Conseguentemente la crescita dei prezzi in quelle località rispecchia questa evoluzione ; dinamica presente anche nel nostro Paese nelle città più virtuose da un punto di vista lavorativo dove i prezzi sono cresciuti negli ultimi tempi oltre la media nazionale. La fuga di cervelli dal nostro Pese, dipesa in buona parte da retribuzioni poco competitive non ha consentito ai valori immobiliari di far fronte ad un’inflazione galoppante né di tenere il passo degli altri Paesi europei. E’ un tema che va affrontato nelle più opportune sedi politiche ed economiche.

Il paradosso è che i tassi dei mutui offerti dalle banche italiane sono tra i più bassi in Europa, un vantaggio competitivo non da poco derivante da iniziative importanti come il decreto Bersani che ha azzerato gli oneri della surroga oppure le recenti norme a sostegno dei giovani come il decreto Sostegni bis: la misura principale è l’ esenzione dalle imposte di registro, ipotecaria e catasta le, per chi compra la prima casa, non ha ancora compiuto 36 anni e ha un reddito Isee entro i 40 mi la euro. L’ altra misura è l ‘estensione del Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa all 80% della quota capitale del mutuo per i giovani under 36 con Isee fino a 40 mila euro.

Altri vantaggi consistono nella trasparenza degli istituti di credito ed alla tendenza da parte delle famiglie italiane ad utilizzare servizi collaterali coperture assicurazioni e/o coperture tassi. Un aspetto senz’altro positivo è che essendo meno indebitate rispetto a quelle europee le famiglie italiane si stanno dimostrando più solide e solvibili in questa fase di tassi in crescita. Sul fronte tassi, invece, i mutui erogati negli anni a tasso fisso sono molteplici , con Eurirs di lunga durata su livelli estremamente bassi . In alcuni paesi invece non è consentito bloccare Eurirs poco vantaggiosi per tutta la durata del mutuo.