Il covid, che in quel paese isolato dal resto del mondo è arrivato con due anni di ritardo, continua ad uccidere in Corea del Nord: sono stati segnalati altri 21 morti e le utorità sanitarie del paese retto da un insolitamente poco baldanzoso Kim Jong-un parlano anche di 174mila nuovi contagi. Il sunto è che magari in Corea del Nord il covid non sarà arrivato poi così tardi, ma di certo i danni pubblici li sta facendo da circa un mese a questa parte.
Il covid continua ad uccidere in Corea del Nord
Lo scenario segnalato dalle autorità di Pyongyang è in netto peggioramento dopo il primo focolaio di coronavirus scoppiato nel paese quasi due anni e mezzo dopo l’inizio della pandemia e che aveva portato il paese ad ammettere il primo decesso Covid solo pochi giorni fa. Il leader Kim Jong Un ha convocato un summit mattutino di emergenza e avrebbe detto che il paese sta affrontando “grandi tumulti poiché oltre mezzo milione di cittadini ha sofferto di sintomi di febbre” dalla fine di aprile.
Kim Jong-un ordina chiusure e quarantene
E secondo quanto riportato dall’agenzia statale NK News, Kim ha indicato che “la febbre si sta diffondendo in tutto il Paese, anche se non si è diffusa in modo incontrollabile tra le regioni”. E le misure? Chiusure regionali e quarantene. I numeri sono inquietanti: tra fine aprile e il 13 maggio 524.440 persone avevano sintomi di febbre: 243.630 sono guarite e circa 280.810 sono ancora in cura.