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Il fallimento della Silicon Valley Bank e quella sensazione di deja-vu

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I risparmiatori allarmati si stanno chiedendo se i loro risparmi  sono al sicuro e se si verificherà un crack  come avvenuto per la Lehman Brothers

Le corse dei risparmiatori a ritirare i propri depositi e i successivi fallimenti di banche, che stiamo osservando in questi giorni negli USA, ricordano perfettamente agli investitori la triste storia della Lehman Brothers nel settembre del 2008. I risparmiatori allarmati si stanno chiedendo se i loro risparmi sono al sicuro e se si verificherà un crack come avvenuto in quell’occasione. Oltre a cosa accadrebbe se la loro banca fallisse e innescasse il cosiddetto “bail-in“.Come si sa, i depositi sono protetti fino alla soglia di 250 mila dollari negli USA e di 100 mila euro in Europa.

Il limite è più alto negli States perché il pubblico di correntisti è più diversificato rispetto a quello europeo e si registra un elevato numero di conti correnti con saldi rilevanti. Secondo i dati FDIC , la succursale del governo degli USA referente per la garanzia dei depositi bancari, alla fine del 2020 c’erano circa 8.000 mld di dollari di depositi bancari assicurati in America. Di questi, circa il 25% erano immessi in conti correnti e risparmi con un saldo superiore a 250.000 dollari. Percentuale che, secondo i dati della BCE, cala al 2% in Europa, 22.000 miliardi di euro di depositi bancari.

Gli americani sono inoltre più “assuefatti” ai fallimenti delle banche. Dal 1.1.2001 al 31.12 dello scorso anno sono fallite poco più di 600 banche negli USA. Una media di 30 Istituti di Credito. In Europa invece la media è di circa 10 banche all’anno secondo i dati della Banca Centrale Europea relativi allo stesso periodo . Anche nel caso in questo caso i default si sono accentrati soprattutto durante la crisi finanziaria del 2008 e a decorrere dalla crisi del debito sovrano europeo del 2010.

Questa maggior attendibilità delle banche europee può essere ascritta ai requisiti patrimoniali più scrupolosi richiesti dalle autorità di vigilanza. Negli ultimi anni le istituzioni europee hanno sostenuto il processo normativo e regolamentare, deliberando numerose ed interessanti misure di vigilanza cautelativa, al fine di rendere più complicato e sporadico l’avvento di nuove crisi.

Tra queste, alcuni anni fa erano entrate in vigore anche nel nostro Paese le nuove norme europee sul bail in, cioè il salvataggio interno. I nuovi criteri intimano di gestire le crisi delle banche che insidiano la solidità del sistema bancario e finanziario facendo ricorso a risorse private, evitando così che l’onere degli interventi incomba sui contribuenti e sul deficit. Insomma lo Stato non può più adoperarsi direttamente nei fallimenti delle banche.In caso di crisi o di default i primi ad intervenire siano i titolari di investimenti bancari più rischiosi, ovvero gli azionisti, i possessori di titoli subordinati privi di garanzia, i titolari di crediti non garantiti, i correntisti con giacenze che superano i 100.000 euro. La regola di base del bail-in è che chi ha assunto un grado di rischio più alto verso la banca intervenga in maniera più decisa in caso di insolvenza della banca medesima. E’ così possibile tutelare tutti coloro che per svariati motivi risentirebbero in primo luogo del default della banca.