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Il governo dimentica chi è andato in pezzi durante la pandemia e taglia i fondi per il kintsugi delle persone

Draghi pandemia

Il Bonus psicologo è stato bocciato ma le persone e i problemi che li affliggono, che li fanno soffrire e che a volte li uccidono, non spariscono solo perché lo Stato si gira dall'altra parte.

Chissà se esiste il kintsugi anche per le persone. Chissà se quello che è rotto può davvero diventare qualcosa di nuovo, di più bello. Avete presente, no?, quella tecnica di restauro giapponese nata alla fine del Quattrocento che consiste, in caso di rottura delle tazze in ceramica per la cerimonia del tè, nel lasciare visibili le fratture. Anzi, nell’evidenziarle rimettendo insieme i cocci con la lacca uruschi, ovvero una polvere d’oro che trasforma la fragilità in un valore aggiunto e la tazza in un oggetto unico e irripetibile.

kintsugi

Tecnica diventata famosa anche da noi grazie agli instagrammer che pubblicano foto di moderni e occidentalissimi piatti volutamente rotti e rimessi insieme con oro (finto?) accompagnando il tutto con una bella caption strappa-like, qualcosa su come hanno superato un periodo difficile e non solo ne sono usciti ma sono anche diventati più forti, anzi, pardon, più resilienti. Non sto neanche a dire quanto questo tipo di post si adatti filosofia del “da questa pandemia usciremo migliori, di gran voga nel 2020 ma – giustamente – un po’ passata di moda nel 2021. Non oso immaginare nel 2022.

C’è però qualcosa di vero nella retorica del kintsugi applicato alle persone. Tutti andiamo in pezzi, chi più chi meno, chi prima chi dopo, chi in modo evidente chi di nascosto. Ma tutti, a un certo punto della nostra vita, andiamo a sbattere contro un muro che è la consapevolezza che non siamo invincibili, che c’è qualcosa (gli inglesi lo chiamano trigger) che ci manda in frantumi. Sempre gli inglesi usano il verbo bug per indicare qualcosa che ci dà fastidio. Non necessariamente la causa di una grande crisi, ma un prurito che per quanto gratti non ti lascia in pace, come una mosca che non riesci a scacciare dalla stanza, una zanzara che continua a pungerti imperterrita.

piatto

Ecco, che sia un trigger, un bug o qualcosa che ti manda totalmente in frantumi, tutti nella vita abbiamo bisogno del kintsugi. Il kintsugi nella vita reale altro non è che la terapia che solo un professionista – psicologo, psicoterapeuta, psichiatra – ti può dare. E no, dallo strizzacervelli non ci vanno i pazzi. Ci va chi ha subito un trauma, chi ha un disturbo di personalità dalla nascita e magari non lo sapeva, chi sta superando un lutto, chi ha una fobia, chi ha tentato il suicidio o compie atti di autolesionismo, chi soffre di DCA o di depressione, chi sta affrontando un periodo difficile per motivi che agli altri possono sembrare i più futili e banali di questo mondo. Chi, semplicemente, vuole conoscersi meglio. O chi ha qualche amico, parente, partner in difficoltà e vuole sapere come aiutarlo. Ci vado io (come il 62% degli italiani, dati diffusi a maggio 2020 dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) e non mi vergogno ad ammetterlo. E neanche voi, che ci andate o che vorreste andarci ma avete paura, dovreste vergognarvi.

Chi dovrebbe vergognarsi, invece, sono i politici che hanno fatto saltare l’emendamento bipartisan che inseriva nella Manovra 2022 il Bonus psicologo, un’agevolazione che sarebbe dovuta servire per facilitare l’accesso ai servizi psicologici a tutte quelle persone che non se li possono permettere, in particolare chi ha avuto ricadute psicologiche a causa della pandemia. 150 euro, senza limiti di reddito, per le persone che hanno già ricevuto una diagnosi di disturbo mentale (bonus sostegno). Da 400 a 800 euro, a seconda dell’Isee, per chi vuole cominciare un percorso terapeutico (il cosiddetto “bonus avviamento”). Il tutto per un totale di 50 milioni di euro di budget. Vi sembra tanto?

Forse sì, ma solo perché non sapete che nella Manovra 2022 hanno agilmente trovato spazio (e soldi) il Bonus monopattino, facciate, ristrutturazioni, ecobonus, mobili, elettrodomestici, green, cultura, zanzariere, turismo, spettacolo e automobili. Ma anche 7 milioni di euro a favore degli ippodromi, 10 milioni per le accise sulla birra artigianale, 800 mila euro per i festeggiamenti dei cento anni del PC, 600 mila come finanziamento del Giro d’Italia under-23, 500 mila per una sperimentazione contro la proliferazione dei cinghiali: il tutto – solo quest’ultimo elenco – per un totale di 150 milioni.

Tutto questo mentre la pandemia fa ancora paura, con richieste che, secondo l’Ordine degli Psicologi, sono aumentate del 39%. Ma soprattutto con il 27% degli italiani che vorrebbe andare dallo psicologo ma non può per ragioni economiche. Il 21% ha dovuto abbandonare il percorso perché non poteva più permetterselo.

Non giriamoci intorno: andare dallo psicologo costa. Troppo, secondo alcuni; è giusto che la professionalità si paghi, secondo altri. Hanno tutti ragione, tranne quelli che pensano che lo Stato possa disinteressarsene e tutti coloro che ancora vedono la salute mentale come un tabù. Le malattie mentali sono “spazzatura, puzza di piscio e segatura“, cantava Simone Cristicchi a Sanremo nel 2007, polvere da nascondere sotto il tappeto di una società sana solo di facciata, ma erosa all’interno. Qualcosa di cui non parlare, figuriamoci inserire in una legge.

Ma le cose, le persone e i problemi che li affliggono, che li fanno soffrire ogni secondo e che a volte li uccidono, non spariscono solo perché lo Stato si gira dall’altra parte. E non bisogna ricordarlo solo al Ministero dell’Economia.

I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole“, cantava sempre Cristicchi. Oggi a non volerli è stato proprio quello che doveva essere il “governo dei migliori”.