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Il governo si gioca la carta degli impianti LGN per uscire dalla spirale russa

Il ministro Roberto Cingolani

Sarebbero posti in Tirreno e Adriatico e riconvertirebbero il gas liquido giunto in nave: la carta degli impianti LGN per uscire dalla spirale russa

Il governo Draghi ha una road map per dribblare la dipendenza energetica da Mosca e si gioca la carta degli impianti LGN per uscire dalla spirale russa. Secondo fonti citate da Reuters l’esecutivo sta valutando l’installazione di due unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione. In acronimo si chiamano Fsru e dovrebbero incentivare una cosa che in Italia, proprio per problemi logistici di riconversione del ciclo, non ha mai attecchito benissimo: le importazioni di gas naturale liquefatto

Impianti LGN per uscire dalla spirale russa

Si starebbe parlando di due grandi unità da 10 miliardi di metri cubi complessivi da installare nel Mar Tirreno e nel Mar Adriatico, secondo una delle fonti, in ormeggio vicino alle infrastrutture di gasdotti esistenti. Ma cosa fanno questi impianti? Riportano allo stato gassoso il gas liquido arrivato in nave e lo immettono nelle condotte già esistenti della rete “pipeline”. I conti sono d’altronde sul tavolo: la Russia ci dà ogni anno 30 miliardi di metri cubi di gas, intorno o poco sotto al 40% delle importazioni complessive di gas italiane, e diversificare adesso è diventato un obbligo (lo era anche prima). 

Tre anni per chiudere il rubinetto di Mosca

Il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani aveva anche dato i tempi: tre anni per uscire dalla dipendenza da Mosca il che in Italia vuol dire almeno cinque. E quei 20 miliardi di metri cubi di gas comunque in credito potrebbero essere rimpiazzati “nel breve-medio termine”, anche attraverso un maggiore uso di Lng. E i mercati? Innanzitutto gli Usa, poi Qatar, e Mozambico.