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Il Green pass per circolare in Italia sarà a pagamento?

Green pass a pagamento

Non rientrando nelle prestazioni convenzionate, il green pass erogato dai medici di base dovrebbe inizialmente essere a pagamento.

Il cosiddetto green pass, vale a dire la certificazione che consentirà di muoversi liberamente all’interno del territorio italiano a chi è negativo, guarito o vaccinato contro il Covid, dovrebbe essere a pagamento almeno nella prima fase. Al momento non rientra infatti nelle prestazioni convenzionate.

Green pass a pagamento?

Ad accendere i riflettori su questo fronte è stato il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano Carlo Rossi. Intervistato dall’Agi, ha infatti sottolineato che il documento dovrebbe essere erogato dai medici di medicina generale, liberi professionisti e non dipendenti del sistema sanitario pubblico.

Il dottore ha riferito che sono già molti i cittadini che stanno richiedendo il certificato in vista della possibilità di muoversi a partire da metà maggio, molti dei quali “quando gli viene detto che è a pagamento si tirano indietro“. I medici, ha continuato, non possono però fare altrimenti perchè il pass non è compreso nell’elenco delle prestazioni convenzionate che vengono definite una per una nell’accordo collettivo nazionale.

Ci sono una serie di certificati, come per esempio quello di riammissione scolastica, che sono gratuiti perché rientrano in questa convenzionecosì come la certificazione Inail.

Green pass a pagamento: serve una convenzione

Per il pass per gli spostamenti non è ancora stata stilata una specifica convenzione, che non può che arrivare dal Ministero della Salute. Prima di allora coloro che vorranno ottenerlo dovranno mettere mano al portafogli in tutti e tre i casi in cui è ammesso possederlo.

Green pass a pagamento: “Che senso ha?”

Un fattore che per Rossi non ha motivo di esistere, almeno per quanto riguarda il tampone negativo. “Se la negatività elle ultime 48 ore viene constatata da un laboratorio di analisi, che senso ha che lo riporti in un certificato il medico di medicina generale?“, si è infatti chiesto.

Il medico non farebbe altro che prenderne atto e recepire un’informazione che è però già scritta sul documento in arrivo dal laboratorio presso cui viene processato il proprio tampone. Stessa cosa per quanto riguarda chi è vaccinato: anche qui il medico non farebbe altro che certificare qualcosa che già compare su un altro documento.

Insomma, per il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano il certificato verde così come viene proposto è solo “un ulteriore aggravio burocratico in quello che per antonomasia è il paese dei certificati”.