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Il lockdown nello sport è stato inutile: i numeri lo confermano

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Uno studio condotto da IEO in collaborazione con UISP ha dimostrato che il lockdown dello sport non è stato utile per contenere il contagio da Covid-19.

È stato uno dei settori più colpiti dal lockdown dovuto all’emergenza coronavirus, così tutti all’improvviso si sono scoperti accaniti corridori o appassionati di podismo. Per molti è venuta a mancare una preziosa valvola di sfogo, una compagnia quotidiana. A tanti è stata negata una forma di socialità che dà benessere a corpo e spirito. Uno studio condotto da IEO evidenzia come i numeri dei contagi siano superiori nei giovani che non hanno praticato sport durante la pandemia.

Covid e prevenzione, gli effetti del lockdown nello sport: più contagi tra chi non pratica alcuna attività

Il ruolo dello sport, così come quello della scuola in presenza, è stato ed è ancora ampiamente dibattuto. C’è chi vede nei bambini e negli sportivi veri e propri “amplificatori” della pandemia. Eppure, si tratterebbe di una conclusione affrettata smentita dai numeri.

La chiusura delle attività sportive non ha ridotto i contagi da Covid-19 in bambini e adolescenti. Il numero di positivi è persino più alto tra chi non ha mai praticato sport durante la pandemia (12%) rispetto a chi si è allenato (9%). Lo confermano i dati emersi da una ricerca realizzata da IEO – Istituto Europeo di Oncologia di Milano – in collaborazione con UISP. Lo studio è stato presentato al convegno “Covid-19 e Attività Sportiva in Età Giovanile”, con Barbara Floridia, sottosegretaria al Ministero dell’Istruzione, il presidente di UISP Lombardia, Geraldina Contristano, e la professoressa Sara Gandini dell’Istituto Europeo di Oncologia. Moderatore Antonio Iannetta, manager e dirigente sportivo.

I ricercatori hanno analizzato sia i rischi connessi ai contagi da Covid-19 sia i cambiamenti legati alle restrizioni, esaminando in particolare la chiusura delle attività sportive per comprendere l’impatto che la misura ha avuto sulla vita quotidiana e il benessere psicofisico dei giovani con età compresa tra 6 e 25 anni. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con società e associazioni sportive quali UISP Lombardia, CSI, FIN Veneto e FIGC e ha avuto oltre 2000 adesioni da tutta Italia.

La chiusura delle attività sportive non ha raggiunto l’obiettivo prefissato. Il lockdown dello sport non è apparso utile per limitare il diffondersi dei contagi. La pandemia e le conseguenti chiusure hanno modificato radicalmente lo stile di vita della popolazione, in particolare dei giovani e delle persone più fragili. Anche l’Oms ritiene particolarmente importante lo svolgimento di attività fisica per un corretto sviluppo e una migliore salute generale, soprattutto nei bambini e nei ragazzi.

Dallo studio, inoltre, si evince che gli sportivi non hanno rappresentato un vettore di contagio per i nuclei familiari. Non è stato riscontrato un aumento di contagi all’interno delle famiglie con figli che hanno fatto sport rispetto a quelle con figli che non hanno praticato alcuna attività. Non solo: come era prevedibile, chi non ha fatto sport ha subito un maggiore incremento di peso rispetto a chi ha praticato sport. Aumento maggiore nel Sud Italia e nelle isole e in chi ha dichiarato di usare per più di due ore al giorno i dispositivi elettronici (pari addirittura al 75% del campione analizzato).

Lockdown dello sport, più contagi tra chi non pratica alcuna attività: le dichiarazioni degli esperti

Commentando i numeri emersi dalla ricerca, Antonio Iannetta, manager e dirigente sportivo, ha dichiarato: “Secondo i dati del Rapporto ISTISAN 18/9 realizzato dall’ISS con il Ministero della Salute e il Coni, la sedentarietà in Italia è responsabile del 14,6% dei decessi annuali, pari a circa 90.000 morti all’anno non possiamo ignorare questi numeri, specialmente visto che negli ultimi due anni abbiamo contribuito all’aumento della sedentarietà con i lockdown dello sport. Blocchi che lo studio di IEO li rivela essere stati inutili”.

Per valutare il benessere psicologico di bambini e ragazzi è stato necessario compilare questionari validati a cui hanno risposto i genitori per i più piccoli e i ragazzi al di sopra degli 11 anni. I risultati hanno evidenziato un più alto benessere psicologico per chi si è allenato almeno due volte a settimana. Il punteggio di benessere psicologico risulta peggiore in chi non ha fatto sport, in particolare nei maschi e in chi ha trasformato la sua quotidianità in staticità pura per via di dispositivi elettronici usati per più di due ore al giorno.

Sara Gandini di IEO ha sottolineato: “Questo importante studio nazionale ha permesso di scagionare le attività sportive, in particolare quelle organizzate, dalla responsabilità su incrementi significativi di contagi da Covid-19, suggerendo anzi un possibile effetto protettivo, forse riconducibile sia a un miglioramento delle difese immunitarie degli atleti sia allo svolgimento di attività in contesti controllati e con applicazione di misure preventive”.

Lockdown di sport e scuola, più contagi tra chi non pratica alcuna attività

Sara Gandini, co-autrice dello studio pubblicato sulla rivista “The Lancet Regional Health – Europe” che riguarda le scuole italiane durante la seconda ondata, ha aggiunto che “non ci sono solide evidenze scientifiche che la scuola in presenza contribuisca significativamente alla diffusione della pandemia. Quindi il beneficio della chiusura delle scuole non è chiaro. Si è dimostrato che lo sport e la scuola in presenza non sono associate a un incremento dei contagi, mentre i rischi di ripercussioni fisiche e psicologiche nel caso in cui questi vengano interrotti sono elevati”.

Quindi ha ricordato: Circa un quinto della popolazione riporta problemi di salute mentale e circa la metà di questi problemi si manifestano entro i 18 anni. La salute mentale degli adolescenti è stata influenzata negativamente dalla pandemia e questa tendenza è continuata anche nel 2021”.