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Il piccolo Archie è morto per la blackout challenge di TikTok? Che cos'è questa pericolosa sfida

Archie Battersbee

Il piccolo Archie, purtroppo, non ce l'ha fatta. Tre mesi fa, probabilmente, aveva partecipato ad una pericolosa sfida virale

Un’immane tragedia ha sconvolto il Regno Unito: si è spento questa mattina presso il Royal London Hospital il piccolo Archie Battersbee, il bambino inglese vittima circa tre mesi fa di un misterioso soffocamento che, purtroppo, alla fine gli è stato fatale. A darne l’annuncio sono stati i media britannici, che hanno seguito da vicino un caso che ha tenuto con il fiato sospeso l’intera Inghilterra (e anche il resto del mondo).

A quanto pare, stando alle prime ricostruzioni e alle indagini degli inquirenti che si sono messi al lavoro sul caso, Archie potrebbe aver accettato di partecipare ad una pericolosa sfida diventata virale su TikTok, la cosiddetta “blackout challenge“. Questa, in ogni caso, è soltanto un’ipotesi e come tale deve essere presa con le pinze. Quel che è certo è che il bimbo è stato trovato privo di sensi e con una corda intorno al collo.

Che cos’à la blackout challenge di TikTok

Questa pericolosa sfida nata sui social (TikTok in modo particolare) consiste nel trattenere il respiro o addirittura strozzarsi per vivere quella che si potrebbe definire come “l’ebrezza dello svenimento”. Se Archie avesse effettivamente seguito l’ultimo trend social, che ha già “attratto” altri giovanissimi in giro per il mondo, avrebbe dunque volontariamente impedito l’afflusso di ossigeno al cervello, per un periodo talmente prolungato da auto provocarsi non soltanto lo svenimento ma anche dei gravissimi danni cerebrali.

La decisione del 5 agosto: il piccolo Archie avrebbe dovuto morire in ospedale

Soltanto pochissime ore fa, al piccolo Archie Battersbee era stato negato il trasferimento in hospice. I giudici avevano infatti respinto l’istanza dei familiari del ragazzino di 12 anni in coma irreversibile. Il Royal London Hospital, che ha in cura Archie da aprile per gravissimi danni cerebrali ha ottenuto per via giudiziaria l’autorizzazione alla sospensione dei trattamenti. La famiglia ha lottato invece per tenerlo in vita e ha chiesto di lasciare, perlomeno, che il piccolo si spegnesse nella privacy di un hospice..

A parere del giudice Lucy Theis il trasferimento del bambino nella struttura dell’Essex sul quale i familiari di Archie puntavano non sarebbe stato nel suo migliore interesse dato che le sue condizioni erano di “crescente fragilità”.

La lotta di mamma Hollie e papà Paul

Hollie Dance, mamma di Archie e protagonista con il marito Paul della battaglia legale in corso, non si erano mai arresi, fino ad oggi, Assieme all’associazione “Christian Concern” i due avevano nuovamente chiesto un giudicato ampio della Corte Europea per i diritti dell’uomo. I medici, di fronte alle morte cerebrale di Archie, avevano chiesto l’autorizzazione a staccargli la spina, ma la famiglia si era opposta dicendo che non era giusto che Archie avrebbe avuto bisogno di tempo per un recupero A parere degli avvocati le toghe non hanno dato il “giusto peso” ai desideri della famiglia. Purtroppo alla fine questa lunga battaglia non è servita a nulla.