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La grande bellezza dei sorrisi di plastica: quando la chirurgia estetica non ha limite

Nina Moric e le altre vittime della bellezza a ogni costo

La ricerca della bellezza ideale, tra fotoritocchi e chirurgia estetica: fino a dove ci si può spingere e perché?

Siamo una società basata sull’immagine. Può sembrare un luogo comune, ma se ci pensate bene nessuno potrebbe negarlo. Basta aprire un giornale, avere accesso a internet o, più semplicemente, guardarsi intorno per capire quanto tutto ciò che ci circonda sia influenzato da un ideale: quello della bellezza.

Bellezza a tutti i costi. Economici, fisici, morali. Bellezza irraggiungibile, sempre troppo lontana.

Inutile riempirsi la bocca degli inutili “ai miei tempi non era così” e “ah, questi giovani d’oggi”, fingendo che si tratti di un problema che riguarda solo la società del nuovo millennio. I canoni di bellezza impossibili ci sono sempre stati, soprattutto nell’universo femminile. Dalle Marilyn tutte curve degli anni Cinquanta, al fisico androgino di Twiggy Lawson negli anni Sessanta, fino alle grandi top model, con la loro magrezza eccessiva, di fine Novecento.

Ma è altrettanto vero che mai come prima d’ora siamo stati costantemente bombardati da immagini di bellezza ideale (o presunta tale). Lo smartphone che abbiamo sempre tra le mani ci proietta ogni giorno in un mondo fatto di social network, in cui celebrità e gente comune fanno a gara a pubblicare la foto più bella, che immortala corpi statuari, volti simmetrici, muscoli scolpiti e make up perfetto. Tutto talmente bello da sembrare finto, o da esserlo: basta un click, del resto, e una minima conoscenza di Photoshop per cambiare qualche dettaglio scomodo. Via le rughe, la cellulite, i chili di troppo, i segni del tempo.

Pixie Fox e la chirurgia estetica portata all'estremo

E se non basta, niente paura, ci pensa lui: il chirurgo estetico. Come un mago che invece della bacchetta magica usa il bisturi, è sempre disposto a dare una mano a chi proprio non ce la fa a sorridere alla propria immagine allo specchio. Sempre pronto a tagliare, modellare e richiudere, come se si trattasse di una bambola.

Bellezza e verità

“Bellezza e verità, verità e bellezza: questo solo sulla Terra sapete, ed è quanto basta”. Così scriveva il poeta John Keats quasi duecento anni fa. Sembra che, a due secoli di distanza, abbiamo afferrato solo il concetto di bellezza, ma abbiamo perso di vista quello di verità.

Prendete il Grande Fratello di quest’anno. È stato definito come il culmine del trash, ha mostrato la degenerazione della ricerca affannosa della bellezza, fino a esiti tragicomici. Nessuna scoperta dell’acqua calda: la casa del Gf non inventa niente, al massimo ricicla. Il reality show di Canale 5 concentra in uno spazio ristretto ciò che esiste anche al di fuori di quelle mura. Non è esattamente uno spaccato della società (si spera), ma sicuramente un interessante spunto di riflessione.

Il Ken italiano, Angelo Sanzio

E quest’anno tra quelle quattro mura abbiamo ottimi esempi di cosa sia la bellezza senza la verità. Tutto è cominciato con Angelo Sanzio, un ragazzo poco più che ventenne ribattezzato il Ken italiano. Sì, Ken, proprio come il fidanzato di Barbie con cui tante generazioni di bambine hanno giocato. Eccolo lì, davanti alle telecamere, un Ken a grandezza naturale, fatto di carne (e silicone). Angelo ha dichiarato di essersi sottoposto a cinque operazioni chirurgiche per modificare i proprio viso: zigomi, naso, labbra, mento. Il lavoro di Madre Natura non lo soddisfaceva, decisamente meglio il tocco di un chirurgo. E sa già che non si fermerà qui: ha in programma un intervento ai glutei.

Angelo Sanzio ci ha stupito per qualche settimana, ma le sue misere cinque operazioni impallidiscono a confronto con l’impressionante storia di Rodrigo Alves. È lui il Ken umano. Oltre sessanta interventi chirurgici, più di cento trattamenti di bellezza per un totale di mezzo milione di euro: tanto gli ci è voluto per la sua trasformazione da un anglo-brasiliano come tanti al Ken perfetto. Non c’è (quasi) nulla di autentico in lui e ne va molto fiero.

Rodrigo Alves, l'impressionante Ken Umano

Del resto, i due Ken sono arrivati parecchio in ritardo. Barbie ci ha già pensato da tempo a farsi carne. Ricordate Valeria Lukyanova? Sono ormai passati anni da quando questa ragazza ucraina, classe 1985, è diventata famosa in tutto il mondo per il suo aspetto incredibilmente simile a quello di una Barbie. Nonostante le sue misure facciano nascere non pochi sospetti, Valeria ha dichiarato di non aver subito nessuna operazione per raggiungere il suo obiettivo (a eccezione dell’intervento al seno). Difficile crederlo.

La Barbie umana

La grande (e fragile) bellezza

Da un ritocchino innocente all’effetto bambola di plastica la strada non è poi così lunga come si potrebbe immaginare. Basti pensare a Nina Moric. La modella croata, famosissima in Italia, non ha mai fatto mistero delle sue (frequenti) visite dal chirurgo estetico. Del resto, come avrebbe potuto negare? Dalle labbra agli zigomi: la sua trasformazione è stata decisamente evidente. Le telecamere hanno immortalato il suo passaggio da donna sensuale e affascinante a bambola artefatta, eccessiva. Molti l’hanno criticata, negli anni, o l’hanno semplicemente liquidata come l’ennesimo caso di donna rovinata dalla fama. Fino al 15 maggio, almeno, quando la Moric è tornata in televisione – e non è stato un bello spettacolo.

Nina Moric irriconoscibile al Grande Fratello

Eccola lì, nello studio del Grande Fratello, ospite d’eccezione, chiamata a comparire davanti alle telecamere per parlare con il suo ex più recente: Luigi Favoloso. Che di favoloso ha ben poco, dal momento che ha confessato di aver tradito Nina durante il reality, ricevendo in cambio un due di picche in diretta dalla Moric. Una situazione parecchio tesa. Ma quello che ha sconvolto maggiormente il pubblico è stato l’aspetto della donna. Un corpo sciupato, eccessivamente magro, ancora più finto e plastico di quanto non fossimo ormai abituati a vederla. C’è chi l’ha paragonata a Michael Jackson o alla sposa cadavere di Tim Burton; chi, con spirito civico ed ecologista, si è chiesto se gettare la donna nel bidone della plastica o in quello del secco per una corretta raccolta differenziata. Facili battute da leoni da tastiera, frutto di uno stupore che – ammettiamolo – abbiamo provato tutti.

Dietro la plastica

Ma, finite le frasi goliardiche e le risate spontanee, guardando il volto sfigurato di Nina Moric resta un po’ di amaro in bocca. Rimane la sensazione che ci sia qualcosa che non va, che si debba scavare più a fondo e fermarsi un attimo a riflettere. Perché, per quanto la bellezza possa essere soggettiva, è assai difficile pensare che una donna come Nina sia soddisfatta di ciò che vede oggi nello specchio ogni mattina.

E allora se si scava più a fondo si scopre che dietro la plastica non solo c’è una donna, ma una donna estremamente fragile e insicura. Una donna che, come tante altre persone (maschi e femmine, senza distinzioni), ha attraversato e sta attraversando momenti bui. Se si scava (neanche troppo a fondo) nella vita di Nina Moric, si scopre un divorzio difficile, un figlio che è stato tolto alla sua custodia dopo un atto di autolesionismo (Nina ha sempre negato che si sia trattato di un tentativo di suicidio), un aborto recente, un tradimento in diretta e una lunga depressione.

È stata proprio la depressione a prenderla per mano e a condurla dal chirurgo estetico, ha dichiarato. Non è una situazione poi tanto difficile da immaginare. Una donna si sente male, è insicura, perde i propri punti di riferimento e cerca di restare a galla: ecco che un bisturi sembra la soluzione a tutti i problemi. Di colpo può sentirsi di nuovo bella, desiderabile e desiderata. Ma la magia dura poco, scopre ben presto che l’effetto del bisturi è svanito e che serve tornare di nuovo sotto i ferri per sentirsi bene. Togliere, aggiungere, modellare un corpo che ormai non le appartiene più.

Che fine ha fatto la Nina di una volta?

È la stessa Moric a raccontarlo e a precisare di essersene pentita. Tanto da voler fare il percorso inverso: togliere tutto, tornare la Nina di un tempo. “Adesso ho incontrato un medico che mi ha tolto tutte quelle cose che avevo messo, tra tre mesi sarò perfetta“, dice.

Cara Nina, fai un po’ di tenerezza. Senza ironia. Quello che sembra che la Moric stia cercando è una vera e propria macchina del tempo per cancellare gli ultimi anni con un colpo di spugna, per ritrovare la donna che era e che ora le sembra un lontano miraggio.

Dietro la fotografia

Quello che la gente spesso dimentica è che dietro alla ricerca della bellezza e della perfezione si nasconde spesso un abisso fatto di drammi personali, paure, insicurezze. Chi spende migliaia di euro e si sottopone a decine di interventi di chirurgia plastica non lo fa solo per assomigliare al suo idolo: è un tentativo di riempire un vuoto che sente dentro. È una effimera risposta al bisogno di sentirsi all’altezza, tanto delle aspettative personali quanto dei canoni della società. Per poi guardarsi allo specchio, ma soprattutto guardarsi dentro, e scoprire che quel vuoto non è stato riempito neanche di un centimetro.

E se pensate che tutto questo sia qualcosa di lontano, qualcosa che appartiene solo al mondo dei riflettori e delle riviste patinate, siete sulla strada sbagliata. Basta aprire Instagram per rendersene conto. Milioni di foto pubblicate ogni giorno, da parte di uomini e donne di tutto il mondo, famosi e non, con un unico scopo: mostrare una bellezza ideale.

Oggi è proprio attraverso i social che si crea e si diffonde il nuovo ideale di bellezza. La televisione, il cinema e le riviste di moda stanno lasciando il passo agli influencer sul web, che con un mezzo semplice come il telefono riescono ad arrivare ovunque, in qualsiasi momento. Perfetti sconosciuti che diventano delle webstar grazie alle foto con cui vendono la propria idea di bellezza. Personaggi che sembrano a portata di mano, che ogni giorno ci fanno compagnia con foto e video, tanto da riuscire a influenzarci più di quanto pensiamo. Fino a rasentare l’ossessione.

Il canone di bellezza di Kim Kardashian

Fate un giro sul web. Ieri l’ideale estetico era la magrezza portata all’estremo; oggi la donna perfetta deve essere tonica e sportiva ma sensuale, con curve esagerate (non necessariamente autentiche), labbra carnose e zigomi pronunciati. Ieri le modelle non mangiavano nulla, ora sono super fit, tutte sport e (apparente) salute. Cambiano i canoni, ma la sostanza rimane la stessa. A poco servono le campagne contro il body shaming e le iniziative BoPo (Body Positive) a favore di ogni tipo di fisicità, il messaggio che traspare è: se il tuo aspetto non è questo, non sarai mai all’altezza. Una trappola in cui si cade facilmente e le più a rischio sono le più fragili: dalle adolescenti ancora in cerca della propria identità alle donne non più giovani che non sanno accettare lo scorrere del tempo.

Una gara al viso più bello, al corpo con meno imperfezioni, per nascondere fragilità e insicurezze dietro lo scatto perfetto. Tutte all’inseguimento della perfezione, perché solo il suo raggiungimento può portare alla felicità, non è così? Per poi scoprire con rammarico che non è mai abbastanza, e si ricomincia da capo.