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Ilva, Di Maio: gara un pasticcio, piano Mittal non soddisfa

Ilva

Luigi Di Maio nell'interpellanza urgente sull'acciaieria Ilva di Taranto, denuncia i pasticci nel bando di gara e punta il dito contro ArcelorMittal.

Luigi Di Maio risponde ad una interpellanza urgente alla Camera sullo stabilimento Ilva di Taranto. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico evidenzia alcuni “pasticci” presenti nel bando di gara per il piano ambientale e occupazionale dell’acciaieria. Il vicepremier del MoVimento 5 Stelle denuncia quindi come la proposta di ArcelorMittal “non sia soddisfacente” tanto che il Ministero ha invitato l’azienda a fare una “controproposta”.

Ilva: chiusura per decreto?

“Ieri l’ANAC di Raffaele Cantone, in un documento di sette pagine, evidenza che ci sono delle criticità sulla gara di gestione dello stabilimento Ilva. Le criticità riguardano tre aspetti: la scadenza intermedia di attuazione, i mancati rilanci finali degli altri offerenti, il rinvio del piano ambientale” evidenzia Vincenza Labriola di Forza Italia, in una interpellanza urgente alla Camera rivolta al ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio.

La deputata ricorda quindi che “sul nodo dell’acciaieria, oltre alle criticità evidenziate dall’ANAC, gravano tre ricorsi al Tar“. “Inoltre, – prosegue – la Corte, con sentenza n. 58, ha stabilito che il decreto Ilva del 2015, che consentiva la prosecuzione dell’attività di impresa degli stabilimenti, in quanto di interesse strategico nazionale, nonostante il sequestro disposto dall’autorità giudiziaria per reati inerenti la sicurezza dei lavori, è incostituzionale“.

L’esponente azzurra chiede quindi a Di Maio come intenda “affrontare questi delicati aspetti, tenendo ben presenti le difficoltà in cui versano lo stabilimento, la città di Taranto e i suoi cittadini, oltre al fatto che Ilva oggi rappresenta l’1 per cento del PIL“. Labriola chiarisce infatti che “se si perseguisse la strada della chiusura, lo si dovrebbe fare con decreto, prendendosi e assumendosene la responsabilità politica”.

Primo pasticcio

“L’ANAC ieri sera ha confermato tutte le criticità che avevamo segnalato, ci ha confermato che erano fondate le nostre preoccupazioni sulla procedura di gara Ilva” sottolinea prima di tutto Luigi Di Maio, rispondendo all’interpellanza urgente. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico non usa quindi mezzi termini per definire che “la procedura di gara è stata un pasticcio“.

“Il primo rilievo riguarda il fatto che le regole del gioco sono state cambiate in corsa. – osserva – Quando è stata bandita la gara, il 5 gennaio 2016, chi voleva partecipare alla procedura di gara per l’ILVA doveva fare un’offerta che prevedeva di attuare il piano ambientale entro il 31 dicembre dello stesso anno. Capirete bene che risanare il territorio attorno all’Ilva in meno di dodici mesi sarebbe stata un’impresa titanica e, quindi, poche imprese hanno potuto partecipare”.

“Dopo che sono scaduti i termini, il 30 giugno 2016, il termine di attuazione del Piano ambientale è stato posticipato, prima di due anni e poi di ulteriori cinque. Quindi, alla fine, c’era tempo per risanare fino al 2023, sette anni in più” evidenzia il vicepremier pentastellato. “In questo modo è stato leso il principio di concorrenza e anche la qualità delle offerte proposte ne ha risentito in termini ambientali, occupazionali ed economici” evidenzia.

Di Maio su ArcelorMittal

“A causa di questo primo pasticcio, chiamiamolo così, l’azienda che ha vinto, ArcelorMittal, sembrerebbe non abbia rispettato alcuni termini ambientali intermedi, inizialmente previsti” denuncia quindi Luigi Di Maio. “Questo, se confermato, di per sé sarebbe bastato ad escludere l’azienda dalla procedura di gara, come rilevato dall’ANAC” puntualizza quindi il ministro dello Sviluppo economico.

Secondo pasticcio

“Ma non finisce qui: – prosegue il leader del MoVimento 5 Stelle – l’ANAC ha rilevato che nella procedura di gara il tema dei rilanci era scritto malissimo, in maniera confusa”. “Da una parte era scritto che si poteva fare, quindi su un documento, ma dall’altra non si spiegava come, non si capiva come si sarebbero dovuti fare questi rilanci e in che maniera dovessero essere valutati. – specifica – Ed è inspiegabile che nessuno se ne sia accorto e che sia rimasto tutto sotto silenzio”.

ArcelorMittal contro Acciai Italia

“Le due offerte che sono state presentate erano una di 1 miliardo e 800 milioni (Mittal) e l’altra di 1 miliardo e 350 milioni (Acciai Italia, in cui, tra l’altro, c’era Cassa depositi e prestiti). – ricorda quindi – La seconda, anche se più bassa, era migliore in termini ambientali e occupazionali, ma si dava, secondo la procedura di gara, un maggiore punteggio all’offerta economica piuttosto che a quella ambientale e occupazionale”. “Solo l’offerta economica pesava per la metà del punteggio complessivo e quindi l’ambito ambientale e occupazionale si dividevano l’altra metà del punteggio. In questo modo ha vinto Mittal” sottolinea Di Maio.

Il vicepremier spiega quindi come Acciai Italia abbia a quel punto rilanciato “aumentando l’investimento economico 1 miliardo e 850 milioni, 50 milioni di euro in più di Mittal”. “In maniera incomprensibile questo rilancio non è stato nemmeno considerato e alla fine la procedura è stata chiusa accettando l’offerta di ArcelorMittal, evitando la presentazione di altre offerte migliorative in termini ambientali occupazionali: un comportamento che io definisco inspiegabile da parte del Ministero” chiosa il ministro.

Criticità pesano come macigni

“Queste criticità per noi sono macigni, sono gravissime e questo Governo e io in primis non possiamo continuare a far finta di niente, come è stato fatto per troppo tempo” annuncia quindi Luigi Di Maio. Il ministro anticipa quindi che chiederà “chiarimenti ai commissari dell’Ilva, avvierò un’indagine interna al Ministero e chiederò subito un parere all’Avvocatura dello Stato”.

“Qui si sta giocando con la salute delle persone, – rammenta il leader dei 5 Stelle – non è una questione di procedura di gara, perché queste criticità riguardano la salute di tanti cittadini della provincia di Taranto e in particolare di quelli del quartiere Tamburi“. “Perché, – prosegue – se si è fatta una procedura di gara che non ha messo al centro il massimo delle tutele occupazionali, delle tutele ambientali e delle tutele per la salute, allora politicamente, per ora, ne dovrà rispondere chi ha fatto questa procedura di gara, soprattutto se poi, all’interno di queste 23 mila pagine, sono confermate le criticità che noi abbiamo segnalato”.

Piano Mittal non soddisfacente

Luigi Di Maio ha infine chiarito come il “decifrare tutti questi atti non è stato semplice, ma ne è valsa la pena, perché adesso per me sul tavolo restano sempre le questioni occupazionali e ambientali“. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico precisa quindi di aver quindi detto “chiaramente, come Governo, ad ArcelorMittal che il loro piano di attuazione del piano ambientale e il loro piano occupazionale non sono soddisfacenti“. “Ci devono fare una controproposta, che sembra che stia per arrivare nelle prossime ore per mezzo dei commissari, che, ovviamente, sono i loro interlocutori” annuncia quindi il vicepremier.

Ilva e legalità

“Ma prima della tutela ambientale, prima della tutela occupazionale, viene la legalità per questo Governo e in questo caso specifico noi abbiamo intenzione di andare fino in fondo e capire chi non ha sorvegliato queste criticità e chi, tra l’altro, si ostina a dire che è tutto in regola” chiarisce Luigi Di Maio.

“Dobbiamo tener presente, tutti quanti, che l’Ilva non è una piccola industria di provincia” ricorda il ministro pentastellato. “L’Ilva è un grande impianto industriale, il più grande d’Europa in questo settore, e quindi – chiarisce – ogni volta che si trascura anche solo un punto del punteggio assegnato in questa gara, si sta permettendo o meno di emettere un livello di inquinamento maggiore che può essere letale per le persone”.

“Quindi anche questa procedura di accertamento, anche questa procedura legata allo studio delle 23 mila pagine e di quello che ci ha detto l’ANAC, lo dedico sempre a quei cittadini del quartiere Tamburi di Taranto, tra cui padri e madri di famiglia che hanno visto morire i loro figli per leucemia e all’autopsia è stata trovata polvere di minerale nel cervello di questi bambini” puntualizza il leader del M5S.

Il pasticcio dello Stato

“Lo Stato, quando cede parte di un impianto come quello dell’Ilva a un’azienda, deve garantire ai cittadini che quell’azienda ha tutte le carte in regola e, in questo caso, il vero tema è che il pasticcio lo ha fatto lo Stato, non l’azienda” ammette. “Il pasticcio lo ha fatto il Ministero quando ha bandito questa gara e, – conclude il ministro – su questo, chiederemo il massimo di chiarezza nella procedura di gara, perché se qualcosa non è andato, io voglio capire perché non sia andato e, soprattutto, di chi sono le responsabilità specifiche”.

La replica

“Lo Stato ha inquinato anche quando lì era e gestiva lo stabilimento Ilva, quindi, la responsabilità dello Stato perdura nel tempo, senza che a quei cittadini si sia data una sola risposta, permettendo che l’Ilva si riducesse quasi a un lumicino” rammenta nella sua replica la deputata di Forza Italia Vincenza Labriola. La parlamentare icorda infatti come oggi il PIL dell’Ilva sia l’1 per cento con una perdita mensile di 30 milioni di euro. “E’ un’azienda in perdita e anche nel caso avesse vinto l’altra cordata, io la invito ad ascoltare l’audizione che fece Cassa depositi e prestiti al Senato” esorta l’esponente azzurra.

In Commissione congiunta industria e ambiente, Cdp “disse chiaramente che – ricorda – non poteva intervenire in questa procedura di gara, perché l’azienda ha una perdita consistente mensile, per cui non si possono mettere a rischio i soldi dei risparmiatori”. “Questo è un punto che deve chiarire se si vogliono valutare altre strade e altre cordate e sul punto il Ministro non ha risposto” precisa quindi Labriola.

Piano B

“Apprezzo il fatto che si cerchi che ArcelorMittal metta sul piatto delle azioni e delle proposte più consistenti e che diano più tutela ai cittadini di Taranto” puntualizza la deputata forzista. “Ma se questa trattativa dovesse finire, – domanda quindi a Luigi di Maio – che piano B ha il Governo, considerando il fatto che l’elemento tempo in quel territorio è fondamentale?”.

“Si stanno mettendo i primi pilastri per la copertura dei parchi primari. A me la copertura dei parchi primari non convince” prosegue quindi la parlamentare. “C’è qualcosa che non va, – avverte – quel qualcosa che non va abbiamo il diritto di sapere cos’è, per poter anche aiutare lei, il suo Ministero e quanti con lei lavoreranno alla soluzione del problema”.

“Perché, anche se noi oggi cristallizzassimo l’Ilva, la mettessimo in standby, resta il dramma del territorio limitrofo che è stabilito in 115 mila ettari di terreno da bonificare, escludendo le matrici marine che sono interessate. – conclude drammaticamente Labriola – Abbiamo una città commissariata, il porto è commissariato, il Mar Piccolo è commissariato, l’Ilva è commissariata. Non è rimasto più niente”.