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Immunità di gregge in Italia per l’Ema: tra giugno e settembre “se arriveranno tutte le dosi di vaccino”

Armando Genazzani

Immunità di gregge in Italia: tra giugno e settembre “se arriveranno tutte le dosi di vaccino”, lo dice Armando Genazzani dell'Ema che fa il punto

Immunità di gregge in Italia? Per l’Ema tra giugno e settembre “se arriveranno tutte le dosi di vaccino”. A sostenerlo Armando Genazzani, membro del Committee for Medicinal Products for Human Use dell‘Agenzia Europea dei Medicinali. In questi concitati giorni legati alla validazione dei vaccini l’abbiamo conosciuta come Ema. “Se AstraZeneca, Pfizer, Moderna e J&J riusciranno a mantenere le quote e le dosi che sostengono di poter produrre, credo che il piano del presidente del Consiglio Draghi possa essere un successo. Inclusa la bella stagione che sta arrivando, può essere che tra giugno e settembre raggiungeremo l’immunità di gregge”. Genazzani lo ha affermato a “Buongiorno”, su Sky TG24. Tuttavia velocità di immunizzazione e numero costante di dosi di vaccini sono fattore strettamente collegati. 

Immunità di gregge in Italia: più dosi, non più vaccini

Quella velocità “dipende più dal numero di dosi che arrivano che non dal numero di vaccini approvati. Al momento abbiamo tre vaccini in rolling review, Sputnik Curevac e NovaVax, e tutti e tre ci auguriamo arrivino quanto prima. Finché non sono stati sottomessi tutti i dati non possiamo fare previsioni su quando potremo avere un’opinione”. E anche la concorrenza fra aziende potrebbe giocare a favore: “Più vaccini abbiamo e meglio è, perché ci sarà più concorrenza e potremo fare scelte su quelli che preferiamo, ma al momento farei affidamento su questi quattro che abbiamo”. 

Strada lunga per una cura efficace

Purtroppo in quanto a cure la strada è ancora lunga. “Siamo invece un po’ più indietro per la cura del Covid. Abbiamo un paio di farmaci che possono migliorare la prognosi dei ricoverati, il Remdesivir e i corticosteroidi. Cominciamo anche ad avere delle combinazioni di anticorpi monoclonali che nei pazienti ad altissimo rischio potrebbero essere utili per ridurre l’impatto in ospedale”. E allora quali sono i problemi? “C’è ancora qualche problema organizzativo perché devono essere dati endovena e perché, finché non riusciamo a predire quali pazienti possono progredire, dovremmo darlo a troppe persone”. 

Pfizer e la variante sudafricana

C’è poi il fattore varianti e le recenti notizie da Israele per cui Pfizer sarebbe meno efficace contro quella sudafricana. “Può essere che i vaccini perdano un po’ di efficacia con le varianti e che sia necessario fare richiami con vaccini ad hoc che coprano anche le varianti. Tuttavia non baserei nessuna scelta su uno studio di 400 pazienti. Le varianti sono sicuramente un pericolo, può essere che vi saranno delle varianti che riusciranno a scavalcare i vaccini e potremmo avere un richiamo con un vaccino diverso”.