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L'impatto della Pandemia sui Casinò in Italia

impatto Pandemia su Casinò Italia

Il settore d’azzardo virtuale ha ormai superato il gioco fisico. Ma visto che le scommesse online sono meno tassate, che conseguenze ha ciò sullo Stato?

Inutile negarlo: dal 2000 ad oggi il gioco d’azzardo in Italia è diventato un settore chiave per poter offrire supporto istituzionale. Pensa che il nostro è il Paese europeo dove si spende di più per scommettere a distanza: si parla di 47,5 miliardi nel 2008. E poi di 110,5 miliardi nel 2019. Come noti è stato un vero e proprio colpo esplosivo.

Poi è successo qualcosa: il 2020 è stato l’anno dell’inizio della pandemia da Covid-19, del lockdown e delle limitazioni che hanno portato milioni di italiani a restare in casa. E inevitabilmente si è diffuso l’utilizzo di piattaforme di gioco online, vedendo crescere i casino online non AAMS (ADM) e le piattaforme certificate da ADM. Tutto ciò però ha portato a danni drammatici per il settore fisico del gioco. Vediamo che tipo di conseguenze ha causato questo cambiamento!

L’aumento del gioco online: quanto ha inciso sullo Stato?

La pandemia che ha portato alle chiusure delle sale da gioco e alle limitazioni degli spostamenti degli italiani da nord a sud, ha anche favorito la diffusione e affermazione delle piattaforme di scommessa. E come ha dichiarato il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, il settore d’azzardo virtuale ha superato il gioco fisico. Ciò che però molti non sanno è che questo tipo di passaggio rappresenta una notizia non troppo positiva per lo Stato, poiché le scommesse online sono meno tassate.

Fino al 2019 lo Stato era stato capace di assicurarsi 11,8 miliardi di euro grazie ai giochi fisici, e circa 350 milioni da quelli virtuali. Il lockdown ha influenzato la scelta dei giocatori appassionati, che si sono ritrovati a coltivare la loro passione con la possibilità di farlo solo online. Tutto ciò come si traduce? Alla fine del 2020 il mercato online ha ottenuto un bilancio di circa 44 miliardi di euro. E invece la realtà del “gioco terrestre” si è dovuta fermare a 25 miliardi.

Altri dati importanti sul gioco illegale e divieto di pubblicità

Sempre durante il primo lockdown si è diffuso anche il fenomeno del gioco illegale online, con migliaia di accessi ad altrettanti siti illegali chiusi. Grazie alle inchieste dei Carabinieri, della Polizia e al costante controllo dell’ADM è stato possibile arrivare alla chiusura di 145 attività illegali, con denunce a oltre mille persone. L’Agenzia dei monopoli di Stato ha avuto il suo bel da fare per poter così verificare le attività e attuare sospensioni, chiusure e divieti che portassero alla pulizia del settore di gioco.

Vi è un altro aspetto che vogliamo considerare ed è quello legato al divieto di pubblicità che è stato introdotto nell’agosto 2018. Tale scelta ha segnato un calo nel numero delle giocate “fisiche”? Sì, ma tutto ciò non ha inciso nel periodo del lockdown. Va detto che nel settore del gioco d’azzardo, la pubblicità ha un ruolo fondamentale per attirare nuovi giocatori. Se non si può più sfruttare questo mezzo per raggiungere nuovi utenti, allora bisogna lavorare per fidelizzare quelli già esistenti. Anche perché altrimenti il margine di profitto crolla. Indubbiamente con il divieto delle pubblicità i numeri registrati sono molto più contenuti.

Conclusioni

La situazione, come abbiamo cercato di spiegare, è nettamente cambiata, segnando nuovi importanti trend del mercato. Inoltre durante il periodo dell’inizio della pandemia mondiale, in Italia si è sviluppata anche un’altra tendenza alquanto drammatica: il tentativo di guadagnare qualche soldo in più con il gioco d’azzardo in un periodo in cui non era possibile, per molti, lavorare.

Infatti si nota spesso che in un momento di difficoltà, o povertà, un individuo è più portato a rischiare per cercare di ottenere del denaro. Il danno però è altissimo, non solo a livello di perdite che si possono ottenere (peggiorando così la situazione economica personale), ma anche a livello personale, portando all’esclusione sociale.