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Inaugurazione anno giudiziario a Milano, Davigo attacca Orlando: "Non si violi indipendenza dei magistrati"

Inaugurazione anno giudiziario a Milano, Davigo attacca Orlando: "Non si violi indipendenza dei magistrati"

Botta e risposta polemico tra il presidente dell'Anm Piercamillo Davigo e il ministro della Giustizia Andrea Orlando per l'abbassamento dell'età pensionabile dei magistrati a 70 anni. Una norma discriminatoria, che rappresenta un vulnus per l'indipendenza e l'autonomia della magistratura. Questo...

Botta e risposta polemico tra il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo e il ministro della Giustizia Andrea Orlando per l’abbassamento dell’età pensionabile dei magistrati a 70 anni.

Una norma discriminatoria, che rappresenta un vulnus per l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. Questo è ciò che il presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) Piercamillo Davigo pensa riguardo all’abbassamento dell’età pensionabile delle toghe, passata recentemente da 72 a 70 anni, mentre contemporaneamente ci sono alcune categorie di giudici, quelli di Cassazione, del Consiglio di Stato, della Corte dei conti e dell’Avvocatura dello Stato, il cui servizio è stato prorogato per decreto dal governo.

Per questa ragione l’Anm aveva disertato lo scorso 26 gennaio la cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario 2017 presso la Corte di Cassazione. Sempre presso il Palazzo di Giustizia della Capitale, il presidente Davigo aveva scelto di tenere una conferenza stampa a margine della cerimonia, nella quale aveva esposto le ragioni dell’assenza del sindacato delle toghe. Ragioni che Davigo è tornato a ribadire in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a Milano, alla presenza del ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Già il procuratore generale Roberto Alfonso aveva invitato nel proprio discorso il governo a rivedere la decisione di anticipare il collocamento in pensione dei magistrati. Secondo Alfonso, se ciò non dovesse accadere, si destabilizzerebbe ulteriormente un sistema già ingolfato e messo a dura prova dalla carenza di organico.

Poi era arrivato il turno del ministro Orlando, il quale aveva sottolineato come sussista “il rischio che singoli soggetti della giurisdizione reagiscano alle difficoltà ripiegando in una dimensione corporativa, tentando sì di salvaguardare le proprie ragioni, ma attraverso la delegittimazione di quelle degli altri, con la finale delegittimazione di tutto il sistema“. Una chiara allusione alle rivendicazioni dell’Anm circa il diverso trattamento riservato dal governo ad alcune categorie di giudici, che non è piaciuta affatto ai magistrati.

La dura – e applauditissima – replica di Piercamillo Davigo non si è fatta attendere. Il presidente dell’Anm si è rivolto direttamente al ministro, senza giri di parole: “Io certamente non voglio essere ricordato come il presidente dell’Anm che ha abdicato sulla difesa dell’indipendenza della magistratura, signor ministro spero che lei non voglia essere ricordato come quello che ha provato a violarla”.

Il ministro ha cercato di alleggerire i toni, rivendicando di non essere nemico dei magistrati e di aver portato avanti in questi anni “un’ostinata ricerca del dialogo e del confronto”. Davigo, però, si è mostrato inamovibile, ribadendo che la decisione del governo mira a scegliere chi può fare il giudice e chi no, ledendo dei principi fondamentali sui quali non è possibile scendere ad alcun compromesso.

Orlando ha replicato a Davigo a distanza, uscendo dalla cerimonia. Davanti ai giornalisti, il ministro ha evidenziato la mancanza di secondi fini nella decisione assunta dall’esecutivo. E non ha nemmeno risparmiato una frecciatina nei confronti del presidente dell’Anm, reo – a suo avviso – di voler solo difendere uno dei privilegi dei magistrati. “Altrimenti non mi spiego perché l’Anm non ha protestato quando abbiamo portato l’età da 70 a 75 anni. Se modificare l’età significa scegliersi i giudici, vale sia se la si abbassa sia quando la si alza”, ha concluso il ministro della Giustizia.