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Incendio a Prato, cinesi morti: 3 arresti in azienda

Incendio a Prato

Sono stati arrestati quest'oggi a Vaiano, in provincia di Prato due titolari di una ditta di confezioni abusiva. Si tratta in realtà di un'abitazione, all'interno di una palazzina della Tignamica, trasformata in azienda. L'uomo e la donna indagati sono entrambi di origini asiatica.  Il 26 agosto s...

Sono stati arrestati quest’oggi a Vaiano, in provincia di Prato due titolari di una ditta di confezioni abusiva. Si tratta in realtà di un’abitazione, all’interno di una palazzina della Tignamica, trasformata in azienda. L’uomo e la donna indagati sono entrambi di origini asiatica. Il 26 agosto scorso si sviluppò un incendio a Prato, proprio all’interno dell’azienda abusiva. Lo stesso provocò la morte di un uomo e una donna cinesi. In dettaglio, per la proprietaria dell’abitazione abusivamente trasformata il gip ha disposto la custodia cautelare ai domiciliari; i due cinesi sono invece stati accompagnati al carcere pratese della Dogaia.

Incendio a Prato: i dettagli dell’indagine

Le tre persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare sono accusate, a vario titolo di omicidio colposo aggravato ed incendio colposo aggravato. Su i due proprietari della “ditta”, marito e moglie, pendono attualmente anche le accuse di omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. All’epoca dei fatti persero la vita, in dettaglio un uomo e una donna di 35 anni. entrambi di nazionalità cinese. Stando a quanto emerso nel corso delle indagini da parte dei militari del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Prato, nell’abitazione era stata impiantata, in via del tutto abusiva una ditta di confezionamento tessile con svariate postazioni.

Un caso simile già nel 2013

Stando alle notizie locali, il Comune di Prato non è nuovo a questa serie di incendi in ditte di origine asiatica. Scorrendo gli eventi nel tempo troviamo un caso simile dato al primo dicembre 2013. Sette lavoratori cinesi morirono, inghiottiti dalle fiamme, mentre dormivano all’interno della fabbrica dove lavoravano. Teatro della tragedia fu il Macrolotto 1 alla periferia di Prato, una domenica mattina, verso le 7 circa. Tale evento fu ricordato ancheda papa Francesco, la mattina del 10 novembre 2015 durante il suo discorso nella cittadina toscana.

I dipendenti, tutti cinesi si preparavano allora all’ennesima giornata di duro lavoro. La ditta era un altro “pronto moda” , dove al pian terreno erano stoccate diverse migliaia di abiti da confezionare e inviare a vari negozi di zona. Stando a quando si accertò in seguito, le fiamme si originarono da un guasto nell’impianto elettrico. I malcapitati tentarono invano di fuggire, ma le finestre del capannone avevano le sbarre. Fu così che sette persone, tra cui cinque immigrati irregolari, morirono. Solo tre, ferite, riuscirono a mettersi in salvo.

L’evento non mancò di polemiche, soprattutto susseguitesi dopo l’accertamento delle aberranti condizioni di lavoro all’interno delle ditte cinesi, in cui si procede spesso al limite dell’illegalità e dello sfruttamento lavorativo. Inoltre, i funerali di sei delle sette vittime furono celebrati solo otto mesi dopo. I familiari sostennero di non poter organizzarli per mancanza di fondi economici. Sempre nel gennaio 2015 il gup di Prato, con rito abbreviato, condannò la proprietaria di fatto e i gestori cinesi di “Teresa moda“, l’azienda di confezionamento tessile responsabile della tragedia. Un altro processo, sempre per omicidio colposo, fu posto a carico dei due fratelli pratesi, proprietari del capannone che ospitava la ditta.