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Incendio nel carcere Beccaria, quattro agenti in ospedale: presi due detenuti. Un terzo si costituisce

Incendio carcere Beccaria

Le fiamme scoppiate all'interno del carcere minorile Beccaria sono state spente. Riportati indietro due detenuti dei sette evasi, mentre un terzo si è costituito. In ospedale quattro agenti.

In seguito all’incendio appiccato in alcune celle dell’Istituto minorile Beccaria di Milano sono stati ricoverati quattro agenti di Polizia penitenziaria. I giovani che hanno rispettivamente 25, 26, 27 e 34 anni si trovano all’ospedale San Carlo, ma fortunatamente le loro condizioni non sono critiche. Dei sette reclusi evasi, tre sono stati riportati in cella, l’utimo si è costituito di sua spontanea volontà.

Incendio nel carcere Beccaria: le persone evase hanno tra i 17 e i 19 anni

Le fiamme sono state domate grazie all’intervento dei vigili del fuoco. Stando a quanto riporta ANSA sono stati segnati momenti di tensione quando alcuni detenuti hanno urlato a dei giornalisti che si stavano avvicinando alla struttura. L’evasione sarebbe avvenuta intorno alle 16.30 del 25 dicembre. Pare che ciò sia avvenuto per via della riduzione di personale dovuta alle festività o a causa di alcuni lavori che sarebbero stati avviati da tempo. Le ricerche per i cinque giovani detenuti sono serrate.

Ostellari: “Siamo in contatto con la direttrice”

Nel frattempo il leghista e sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari ha reso noto che sono stati presi i contatti con la direttrice dell’Istituto minorile al fine di “approfondire le modalità con cui si è verificato il fatto. Ringrazio il reparto di Polizia penitenziaria, prontamente rientrato nella sua interezza in servizio, il Nic e le altre Forze dell’ordine che da subito hanno avviato un’intensa attività di ricerca degli evasi. Visiterò di persona l’istituto. Ciò che è accaduto non si deve ripetere. Vanno individuate soluzioni efficaci e immediatamente disponibili per scongiurare episodi simili”.

I consiglieri comunali di Milano Daniele Nahum e Alessandro Giungi, rispettivamente Presidente e Vicepresidente della Sottocommissione Carceri in una nota congiunta hanno dichiarato:

“Esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza agli Agenti della Polizia Penitenziaria intossicati dal fumo a seguito dell’incendio appiccato dolosamente, il giorno di Natale, all’interno del Beccaria. L’evasione che ha visto fuggire 7 persone detenute all’interno dell’IPM è stata determinata da una cronica carenza di personale, acuita dalle giornate di festa e anche agevolata dall’infinita ristrutturazione della struttura penale minorile, sia negli spazi relativi al cortile che in quello delle sezioni detentive. Nelle carceri italiane è necessario investire in personale, sia aumentando il numero degli Agenti di Polizia Penitenziaria, sia quello degli operatori sociali, perchè i numeri e i sopralluoghi evidenziano come le persone detenute siano in una condizione di sovraffollamento, a fronte di un’amministrazione penitenziaria costretta a ricorrere a turni massacranti, stante la sempre maggiore riduzione di risorse e di personale. Resta poi il tema della fatiscenza dei luoghi di detenzione, in cronica assenza di manutenzione ordinaria e straordinaria e comunque con lavori di rifacimento dai tempi infiniti come quelli che da almeno 18 anni interessano proprio l’IPM Beccaria e che già hanno imposto la chiusura della sezione femminile. Come Sottocommissione Carceri chiederemo di poter procedere ad un sopralluogo all’IPM Beccaria il prima possibile”.

Una terza persona si è costituita

La terza persona che era evasa nelle scorse ore è ritornata in cella dopo essere stata convinta dai genitori a costituirsi. Il cappellano del carcere minorile Don Gino Rigoldi si è detto convinto che riuscirà a riportare indietro i giovani detenuti: “Mi telefoneranno”, ha dichiarato.

Il ministro delle Infrastrutture nel mostrare tutta la sua solidarietà agli agenti rimasti feriti ha affermato: “Ci sarò oggi per incontrare il direttore, per capire come mettere in maggiore sicurezza non solo il carcere minorile di Milano ma anche tutte le carceri italiane perché troppo spesso ci sono episodi violenti”.