> > Inchiesta covid, Pm Bergamo: "Zona rossa avrebbe evitato 4mila morti"

Inchiesta covid, Pm Bergamo: "Zona rossa avrebbe evitato 4mila morti"

Conte Giuseppe

Si chiude l'Inchiesta Covid e Giuseppe Conte è tra i 19 indagati per la mancata istituzione della zona rossa a febbraio 2020 nel Bergamasco

Inchiesta Covid: gli ultimi atti. Tra gli indagati, Giuseppe Conte, Roberto Speranza, Attilio Fontana, Giulio Gallera e Angelo Borrelli. Alla base delle indagini, la mancata istituzione della zona rossa, nonostante l’impennata dei contagi tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo 2020, ad Alzano Lombardo e Nembro, nel Bergamasco.

Riavvolgiamo il nastro al 2020

Ritardi e omissioni a catena. Per una catena di oltre 4mila morti. Non fu applicato neanche il piano influenzale pandemico (risalente al 2006): una negligenza importante, che ha innescato una «diffusione incontrollata» del virus e il rischio collasso per l’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano, epicentro delle pandemia nel Bergamasco e zona più colpita dalla pandemia durante la prima ondata.

Diciannove gli indagati

Tra gli altri, l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro Roberto Speranza – per loro due è competente il Tribunale dei Ministri con sede a Brescia –, il presidente della Lombardia Attilio Fontana, l’ex assessore del Welfare lombardo Giulio Gallera e vari esponenti di rilievo del mondo della sanità italiana (tra cui l’ex direttore generale della prevenzione del Ministero Claudio D’Amario, il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Agostino Miozzo, il direttore dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e l’ex capo della Protezione Civile Angelo Borrelli).

Le accuse contestate

Epidemia colposa aggravata. Omicidio colposo. Rifiuto d’atti d’ufficio e falsi. Queste le accuse contestate ai 19 iscritti al registro degli indagati. Sebbene non manchino polemiche rivolte a una gestione del caso basata su un «innegabile interesse pubblico», il procuratore Antonio Chiappani non si è risparmiato nel parlare di un’«insufficiente valutazione di rischio», spiegando che «di fronte a migliaia di morti e alle consulenze che ci dicono che potevano essere eventualmente evitati, non si poteva chiudere con un’archiviazione».