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Inchiesta sul figlio di Grillo, davvero è ripartita da quando Bonafede non è più ministro?

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In merito all'inchiesta sul figlio di Beppe Grillo in molti si chiedono se ci sia un nesso tra la ripresa delle indagini e la partenza di Bonafede.

Mentre continuano le polemiche in merito all’inchiesta per stupro di gruppo aperta nei confronti del figlio di Beppe Grillo, e del conseguente video di quest’ultimo in difesa dell’ultimogenito, alcuni esponenti politici si stanno chiedendo come mai le indagini siano rimaste ferme per circa due anni e siano ripartite in questo momento, proprio quando il pentastellato Alfonso Bonafede ha lasciato la poltrona di ministro della Giustizia. A porre dei dubbi su un’ipotetica correlazione tra i due avvenimenti è stato il politico di Fratelli d’Italia Guido Crosetto.

Inchiesta sul figlio di Grillo, nesso con il ministro Bonafede?

Intervenendo su Rete4, il coordinatore nazionale di FdI ha infatti dichiarato: “Non vi pare strano che la vicenda sia rimasta lì ferma per due anni? Proprio quando alla giustizia vi era un ministro pentastellato come Bonafede. Ora invece le cose cambiano. Che sia una semplice casualità?”. Nel dibattito in studio emerge inoltre come l’accelerazione dell’inchiesta su Ciro Grillo possa essere un tentativo della magistratura di mettere pressione sul Movimento 5 Stelle, come specifica sempre Crosetto: “Quando la politica tocca la magistratura, qualcosa accade sempre. Ed il più delle volte qualcosa di spiacevole”.

Presenti in trasmissione anche Giorgia Meloni e Matteo Salvini, entrambi soffermatisi sull’inusuale svolta garantista del fondatore del Movimento in occasione dell’inchiesta sul figlio. Lo stesso Grillo che in passato aveva fatto della colpevolezza fino a prova contraria uno dei mantra dei suo partito: “Colpisce sia lo stesso partito che sul giustizialismo abbia fatto cassa di risonanza per ottenere voti”.

Il segretario della Lega ha poi dato una piccola indiscrezione, ricordando che: “Qualcosina su come siano andate le cose me lo ha detto il mio avvocato, dato che è lo stesso della ragazza che denuncia lo stupro. Ovvero Giulia Bongiorno. Nella giornata del 21 aprile, la stessa Bongiorno ha dichiarato di avere intenzione di portare il filmato di Beppe Grillo in tribunale, dato che a suo dire le parole del comico genovese sarebbero una strategia per trasformare la vittima in imputata: Il video di Beppe Grillo è un boomerang per il figlio e gli altri ragazzi”.