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Incidente di Capri, parla il padre della vittima

Emanuele Melillo alla guida di uno dei mezzi che conduceva

Incidente di Capri, parla il padre della vittima: “Quale ingegnere non ha ipotizzato che quella ringhiera avrebbe dovuto avere un rinforzo?”

Incidente di Capri, a metà fra dolore assoluto e dubbi su ciò che glie lo ha portato nel cuore, parla il padre di Emanuele Melillo, la vittima del tragico incidente della tarda mattinata del 22 luglio scorso a Marina Grande, quando un bus aveva sbandato ed era precipitato dopo aver sfondato una ringhiera. Quantificare il dolore di Nazzareno Melillo è impossibile: da cinque giorni non ha più un figlio di soli 32 anni, un giovane uomo amante della vita e sa che il nipotino o la nipotina che gli sta per arrivare nascerà senza un papà, ce n’è di che schiantare chiunque.

Incidente di Capri, parla Nazzareno Melillo il padre di Emanuele, la vittima

Nazzareno Melillo è un noto avvocato del Cilento e ha deciso di dire la sua sulle circostanze che hanno portato alla tragica morte del figlio con tutte le cautele che competono ad un uomo del Diritto. Tuttavia l’avvocato Melillo non è solo un uomo di legge, ma anche un padre, un padre che dopo la sorella ha voluto dire la sua ai media, nello specifico a Repubblica. E chiede giustizia, giustizia e verità in una vicenda da cui, per ora e solo per questioni di tempi procedurali, mancano ancora entrambe.

Incidente di Capri, il padre della vittima: “Niente ha più senso ora”

L’autopsia di Emanuele si è “conclusa” da due giorni ma la Procura di Napoli è in attesa degli esami istologici e tossicologici, e Nazzareno attende. Attende e si chiede cose. Ha confessato l’uomo: “Davanti agli occhi, da giovedì, ho solo il sorriso di mio figlio. Ora non esiste più il mio Emanuele, per me niente ha più senso”. Poi una sorta di promessa che fa il paio con il suo impegno per l’accertamento della verità: “Faccio quello che devo per dare giustizia alla sua morte”. Ma Nazzareno ha anche dei dubbi di ordine tecnico, dubbi che un uomo di legge come lui non avrà mai la presunzione di chiamare certezze, ma sui quali chiede che chi trasforma le ipotesi in tesi operi ed operi bene. E parla di dubbi proprio “perché le certezze sono solo quelle della Procura”.

Il padre della vittima sull’incidente di Capri: “La ringhiera era da rinforzare”

E sullo specifico si chiede in merito alle dinamiche dell’incidente: “Quale ingegnere non ha ipotizzato che quella ringhiera avrebbe dovuto avere un rinforzo?”. Il senso è chiaro: l’incidente a Marina Grande è diventato tragedia non tanto per la sbandata iniziale del mezzo alla cui guida era Emanuele, quanto piuttosto per il fatto che la ringhiera su cui si era appoggiato non aveva retto e il mezzo era precipitato lungo il declivio di Marina Grande, facendo 14 feriti e uccidendo l’autista. Si chiede Nazzareno: “Un mezzo pubblico, con i passeggeri a bordo, avrebbe potuto avere un problema, un’avaria, un malore del conducente o una deviazione immediata”.

Incidente di Capri, parla il padre della vittima: “Possibile strage da prevedere”

Cioè, quella del problema era una eventualità da mettere in cantiere su una strada così frequentata di uno dei 50 spot turistici più gettonati al mondo. Poi la chiosa: “Sarebbe stata una strage, nessuno ci ha mai pensato?”. E a poca distanza da dove il mezzo era precipitato c’era un solarium la cui titolare, la signora Rocchi, aveva già detto cose a suffragio dei dubbi del papà di Emanuele: “Pochi metri e sarebbe stata una tragedia immane. Il pullman ha quasi sfondato il solarium dove c’erano almeno venti persone a prendere il sole. Un miracolo”.