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Incidente Lago di Garda, torna libero l'uomo che travolse Umberto e Greta col motoscafo

Incidente Lago di Garda

Patrick Kassen, l'uomo che la notte del 18 luglio ha ucciso Umberto e Greta col motoscafo, non si trova più ai domiciliari.

Patrick Kassen, l’uomo che ha erroneamente investito e ucciso Umberto Garzarella e Greta Nedrotti, non è più ai domiciliari. La notte del 19 giugno scorso, mentre era alla guida del motoscafo nel lago di Garda, ha causato la morte della 25 enne e del 36enne. Qualche settimana fa, era stato invece condannato ad una pena di 4 anni e 2 mesi

Incidente lago di Garda: la ricostruzione

Il giorno del tragico incidente, Patrick Kassen era sul motoscafo assieme a Christian Teismann, l’altro turista tedesco e proprietario del mezzo, che in quel momento si trovava a bordo con lui. Teismann dovrà scontare una pena di 2 anni e 11 mesi di reclusione. Tutti e due sono stati ritenuti colpevoli dal giudice Mauro Ernesto Macca. La condanna per omicidio colposo e naufragio esclude però l’omissione di soccorso. 

Nel corso del processo, entrambi i condannati hanno raccontato la propria versione dei fatti. Quella sera, dopo cena, si sono messi alla guida del motoscafo; erano le 22.52. Kassen, l’amico di Teismann, il proprietario del mezzo, aveva deciso di andare ai comandi poichè l’altro si sentiva stanco.

Kassen, al cospetto del giudice, ha poi specificato che aveva lasciato accese sia le luci di murata che quelle di posizione, così che potesse essere visibile dalle altre imbarcazioni. Ad un certo punto, la coppia di amici ha sentito un rumore. In quel momento, hanno creduto fosse un tronco di legno o un ramo, perciò non si sono fermati per valutare la situazione, escludendo si trattasse di altro. 

Infine, durante il rientro al porto, un video diffuso in rete ha mostrato Kassen cadere nel lago. Secondo gli inquirenti, l’uomo era ubriaco, nonostante lui avesse più volte smentito. 

La reazione del padre di Umberto

Christian Teismann, dopo la condanna, ha dichiarato di essere moralmente distrutto, ha perso anche il lavoro. Il padre di Umberto, Enzo Garzarella, ha invece compreso coraggiosamente la situazione, dicendo che non può essere considerato un assassino, non voleva ucciderli.

Garzarella ha poi raccontato a Teismann che, a seguito della morte del figlio, anche lui aveva chiuso la ditta che gestivano assieme. L’imputato, il giorno del compleanno della vittima, si era presentato allora umilmente al cimitero, portando con se delle rose bianche.

“Mi sono trovato davanti una persona diversa da quanto avevo immaginato e conosciuto. Ma non posso perdonarlo” conclude l’uomo.