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India ammette: "I proiettili sparati non erano dei Marò"

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I proiettili estratti dai cadaveri dei pescatori uccisi non combacerebbero con le munizioni di Latorre e Girone

Nuovi sviluppi sul caso dei Marò. In particolare, l’autopsia sui cadaveri dei due pescatori uccisi è a sorpresa comparsa ad Amburgo. In questo documento viene affermato che i proiettili che hanno ucciso i due sfortunati non sono stati sparati dai due Marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Inoltre, il Gps del Saint Vincent, è stato fatto recapitare dal suo capitano non il giorno in l’imbarcazione attraccò, ma ben 8 giorni successivi, più che sufficienti per manomettere e sabotare l’aggeggio.

Marò proiettili

Il caso dei Marò si infiamma. Sarebbero uscite prove a favore dei due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Abbastanza a sorpresa, al Tribunale internazionale per il diritto del mare di Amburgo è saltata fuori l’autopsia di Valentine Jelastine e Akeesh Pink. I due soni i pescatori rimasti uccisi durante il 15 febbraio del 2012. I proiettili rinvenuti sui loro corpi non combaciano per nulla con quelli che sarebbero stati utilizzati dai Marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. A svolgere l’esame sui due corpi dei pescatori uccisi è stato l’anatomo patologo K.S. Sasika. I proiettili misurati dal medico sono caratterizzati da un’ogiva di 31 millimetri, una circonferenza di 20 millimetri alla base e di 24 nella zona più larga. Le munizioni che i Marò invece avevano con sé erano dei calibro 5 e 56 Nato. Il proiettile italiano, infatti, misura soltanto 23 centimetri. È perciò chiaro che quello rinvenuto dall’autopsia effettuata da K.S. Sasika non può essere stato esploso dai mitra Minimi e Beretta Ar 70/90 di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Incongruenze

Non è tutto. Secondo le corte consegnate ad Amburgo, appare chiaro che il Gps del Saint Antony, dove sono morti i pescatori Valentine Jelastine e Akeesh Pink, è stato fatto recapitare dal capitano dell’imbarcazione non solo 8 giorni dopo al momento in cui si attraccò. C’è stato quindi tutto il tempo per modificare e manomettere i dati.

Ci sono anche altri punti strani in questa vicenda. Uno di questi, è dato dalle testimonianze dei testimoni. Queste, infatti, sarebbero troppo somiglianti. Si tratterebbe di un vero copia ed incolla, il tutto per accertare e garantire la colpevolezza di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Infatti, a seguito di quel 15 febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala, i testimoni avevano affermato che gli assassini erano stati i due Marò. Avevano fatto addirittura nome e cognome dei due.
A fare da testimoni sono stati il comandante del peschereccio, il 34enne Freddy Bosco ed il marinaio Kenserian (47 anni). Questi, sotto giuramento di parlare “onestamente e con la massima integrità”, hanno affermato che la loro imbarcazione è finita sotto il fuoco non provocato e improvviso dei marinai Massimiliano Latorre e Salvatore Girone della Enrica Lexi.
Comunque, fin da subito, c’è stato un doppio errore riportato nei verbali. Entrambi i marinai, infatti, avrebbero sbagliato a pronunciare il nome della nave difesa dai Marò, che infatti si scrive Lexie. Adesso, è lecito credere che entrambe le dichiarazioni siano state scritte dalla stessa persona, per far coincidere le due versioni.