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Indurre a osare non è più stupro, ma così stupriamo la civiltà

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Davvero per violentare una donna basta una porta socchiusa e davvero non capiamo che se indurre ad osare non è più stupro così noi stupriamo la civiltà ed ammazziamo il sole nelle vite delle persone?

Prima che in punto di etica e di diritto è tutto sbagliato in lessico, perché osare significa “trovare il coraggio di fare” e chi tocca una donna senza il suo permesso tutto è, meno che coraggioso. Coraggioso è chi una donna la corteggia con garbo dopo il terzo diniego ad uscire con annesso sorrisetto alla “provaci ancora, tipo” e poi magari ha il buon gusto di scomparire perché conosce il limite di un equivoco, coraggioso è chi compra tredici rose rosse con quello che le rose costano. No, chi stupra una donna è un vigliacco e fin qui ci siamo.

Ci siamo un po’ meno quando questa categoria di giudizio etico così perfetta e rotonda non trova rispondenza e rotondità nel contesto in cui la decenza si fa norma, in un’aula di giustizia. E non aula di giustizia di una verità d’aula transitoria, si badi, ma aula di Corte di Appello, dove cioè il merito arriva a summa e resta solo la Cassazione per spulciare nell’irritualità formale.

E qui la forma c’entra poco: qui c’è la sostanza di una corte torinese che ha assolto un uomo dall’accusa di stupro perché una cerniera un po’ lasca, quattro bicchieri di vino ed una porta socchiusa sono stati considerati un incentivo a maturare una convinzione di merito. La convinzione che penetrare la donna con la forza fosse un atto magari sconcio e becero, ma non un crimine.

Questa storiella per cui noi il Diritto lo abbiamo inventato e dell’Italia culla del medesimo ha la sua brava dose di colpe, perché proprio in virtù dei galloni a prescindere che ci ha dato il passato noi sempre più e sempre peggio non sappiamo mettere la legge a servizio del presente e del futuro, non siamo incentivati a farla coincidere con la giustizia. È un po’ come quando ci sentiamo orgogliosi nipotini di quella Roma antica di cui non siamo mai stati eredi, solo che qui e in questo caso non facciamo accademia, ma parliamo di sconcio.

Lo sconcio di un pronunciamento che non trova fondamento giuridico se non nella mistica aberrante del reato apparecchiato dalla vittima che poi non può invocarne la profilabilità perché ne ha predisposto l’epifania. Ma davvero ci siamo ridotti così? Davvero per violentare una donna basta una porta socchiusa e davvero non capiamo che se indurre ad osare non è più stupro così noi stupriamo la civiltà ed ammazziamo il sole nelle vite delle persone?

Una cosa sola dovrebbe dare conforto, non soluzione, a un cittadino che ha subìto un danno dalla società, ed è la consapevolezza che la società abbia gli strumenti per sanare in parte quel danno perseguendone in punto di Diritto l’autore. E se anche per una sola aberrante volta muore questo principio, allora la porta socchiusa l’abbiamo lasciata aperta noi: alla barbarie.