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Inps, Migranti: chiusura frontiere costerebbe 38 miliardi

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"Impedire agli immigrati di avere un permesso di soggiorno quando sono in Italia è la strada sbagliata perché li porta nel mondo del lavoro in nero oppure nelle mani della criminalità" ha dichiarato il presidente dell'Inps.

La chiusura delle frontiere ai cittadini extracomunitari fino al 2040 costerebbe alle casse dell’Inps circa 38 miliardi. Almeno questo è ciò che emerge da una simulazione presentata oggi da Tito Boeri, presidente dell’istituto.

Consapevole del fatto che l’integrazione degli immigrati che arrivano da noi è un processo che richiede del tempo e comporta dei costi, bisogna avere il coraggio di dire la verità agli italiani, abbiamo bisogno di un numero crescente di immigrati per tenere in piedi la nostra protezione sociale.” avrebbe dichiarato il presidente dell’Inps. Ha poi rassicurato sulla sostenibilità del sistema previdenziale del nostro paese, che nel 2016 è costato 3.660 milioni di euro.

Secondo Boeri con la chiusura delle frontiere agli immigrati, avremmo 73 miliardi in meno nelle entrate contributive e 35 miliardi in meno nelle prestazioni sociali destinate agli immigrati. Ricordiamo che i migranti che arrivano in Italia sono sempre più giovani e rappresentano 150mila contribuenti in più ogni anno. La quota dei giovani che comincia a contribuire all’Inps è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. I numeri inoltre compensano il continuo calo delle nascite nel nostro Paese. Poi ha ricordato che “impedire agli immigrati di avere un permesso di soggiorno quando sono in Italia è la strada sbagliata perché li porta nel mondo del lavoro in nero oppure nelle mani della criminalità“.

Nella relazione annuale sul Rapporto dell’Istituto, non si è affrontato solo il tema dell’immigrazione ma anche del salario minino, dei jobs act e sulla situazione delle donne. Boeri ha affermato che il problema del paese è la disoccupazione, è arrivato il momento di introdurre il salario minimo nel nostro ordinamento, grazie ad esso ci saranno numerosi vantaggi. Il contratto a tutele crescenti ha permesso alle imprese di crescere, un incremento del 40%, ogni mese ognuna di esse supera la soglia dei 15 dipendenti è passa dalle 8.000 unità medie del 2014, a 12.000. Infine sulla situazione delle donne, Boeri è intervenuto per far notare come la nascita di un figlio, per una madre con contratto a tempo determinato, ha come conseguenza un calo del reddito potenziale del 35% almeno per i primi due anni di vita del bambino.