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Intelligenza artificiale fra pericoli nascosti e futuro del lavoro

Vantaggi ed "insidie" dell'Intelligenza artificiale

Sarà il tema del futuro, anzi è già il tema del presente: Intelligenza artificiale fra pericoli e lavoro che cerca 2 milioni di specialisti

Croce o delizia secondo prospettive che non sono state ancora definite ma che risentono delle ultime notizie sul tema: l’Intelligenza artificiale è un argomento e da molti viene indicata come una irrinunciabile opportunità ma sopravviva ancora tra pericoli nascosti e futuro del lavoro. Da un lato infatti il mondo di quest’ultimo sta radicalmente cambiando e sembra avere sempre più bisogno di professionalità legate all’utilizzo della AI, dall’altro la stessa sembra essersi ammantata dei toni foschi di un “inferno travestito da paradiso”.

Intelligenza artificiale fra pericoli e lavoro

Ma chi ha ragione? I dati dicono che l’incremento maggiore di posti di lavoro nei prossimi anni sarà incasellato nell’e-commerce: lo sarà con circa 2 milioni di nuovi ruoli incentrati sul digitale. Il mondo ha fame di specialisti dell’e-commerce, specialisti della trasformazione digitale e specialisti di marketing e strategia digitale. Sono tutti lavori che con l’intelligenza artificiale hanno molto più che attinenza concettuale. Dall’altro ci sono i detrattori della stessa, non ultimi i governi che ne temono l’autodeterminazione, quelli e a volte perfino i suoi stessi guru.

L’abiura del “padrino” Hinton: “Ho paura”

Guru come il 75enne Geoffrey Hinton. Chi è? Basti pensare che viene considerato il “padrino dell’Intelligenza artificiale”. Ecco, lui lasciato il suo ruolo in Google per poter parlare liberamente dei rischi dell’IA. E ha detto in un tweet: “Me ne sono andato per poter parlare dei suoi pericoli”. E ancora: “Google ha agito in modo molto responsabile”. Hinton ha lavorato in maniera meticolosa sulle reti neurali ha modellato i sistemi di IA che alimentano molti dei prodotti odierni. E ha detto inquieto: “In questo momento, non sono più intelligenti di noi, per quanto ne so. Ma penso che presto potrebbero esserlo”. Ma quale rischio paventa il guru secondo BBC? Che il chatbot potrebbe presto superare il livello di informazioni di un cervello umano. “In questo momento, quello che stiamo vedendo è che cose come GPT-4 oscurano una persona nella quantità di conoscenza generale che ha e la oscura di gran lunga. In termini di ragionamento, non è così buono, ma fa già un semplice ragionamento. E dato il ritmo dei progressi, ci aspettiamo che le cose migliorino abbastanza velocemente. Quindi dobbiamo preoccuparcene”.

Una macchina che pensa “meglio” di noi?

Insomma, presto le macchine potrebbero pensare meglio e diversamente di noi e creare una discrasia fra le aspettative e la realtà fattuale. E il bisogno del mondo del lavoro di professionalità che proprio in quell’ambito siano “skillate”? Ecco, il paradosso sta tutto qua. Nella top 10 dei lavori del futuro ci sono: specialisti di A.I. e di machine learning; analisti business intelligence; esperti di sicurezza informatica; ingegneri Fin Tech, Data analist; Ingegneri della robotica; specialisti di Big Data; operatori di attrezzature agricole; specialisti in trasformazione digitale e sviluppatori di Block chain. Sono quindi tutti lavori che hanno ad oggetto, ambito e mission esattamente quello che uno dei maggiori esperti mondiali del tema ritiene che possa essere pericoloso. Quindi delle due l’una: o in futuro cresceranno le attività specializzate in AI oppure cresceranno i pericoli legati a quel primo incremento. Secondo alcuni report ci si aspetta che la maggior parte delle tecnologie “contribuisca positivamente alla creazione di occupazione” e la palma d’oro va ai Big data.

Il futuro del mondo è nei Big Data

La previsione è che l’occupazione di analisti e scienziati dei dati, specialisti dei Big data, specialisti dell’apprendimento automatico dell’intelligenza artificiale e professionisti della sicurezza informatica crescerà in media del 30% entro il 2027. E questo potrebbe significare che con essa potrebbero crescere le occasioni di uno scenario planetario alla “Terminator”? Probabilmente no, ma se un guru dell’AI teme quello che lui stesso ha creato, forse procedere a metà strada fra sviluppo e responsabilità non sarebbe male.